COSA MI E' PIACIUTO:
la parte a mio avviso più debole del bellissimo romanzo di Goncharov
è quella in cui Stolz, l'amico di Oblomov, assume il rilievo
di co-protagonista, poiché Stolz è un personaggio assai
più convenzionale. A Mikhalkov interessa solo per metterlo a
confronto con Oblomov, campione di pigrizia in una società sonnolenta.
Il risultato di questa scelta è sublime. L'eleganza figurativa,
che altre volte in Mikhalkov si perde in un vano autocompiacimento,
diventa strumento di esplorazione dei caratteri e dei sentimenti. La
sequenza-simbolo del personaggio Oblomov è quella in cui incautamente
il suo servo fedele osa paragonarlo agli "altri": è
un momento estremamente spassoso ma anche crudele. Fa da contrappeso,
nella seconda parte, l'incontro con Olga, dopo che lei ha appena letto
la lettera di Oblomov in cui egli le annuncia la sua partenza. La sintesi
è la corsa finale del figlioletto di Oblomov, immerso nei prati
sconfinati, che corre incontro alla sua mamma. Oleg Tabakov geniale.
Prezioso l'apporto delle musiche, con menzione speciale per i Vespri
di Rachmaninov dell'ultima sequenza.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
CURIOSITA': la fascetta lo annuncia come "uno
dei migliori film degli anni ottanta". Non male per un film del
1979. Colgo l'occasione per una supplica: potrebbero i curatori della
grafica delle copertine evitare di ridurre i caratteri al di sotto del
formato-bugiardino, e soprattutto di sovrapporre le scritte a sfondi
illustrati?
Ho visto Oblomov in russo con i sottotitoli in italiano
(si possono togliere).
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