DI COSA SI TRATTA: una diligenza deve portare dei passeggeri dal punto A al punto B. Fra A e B ci sono gli indiani.
COSA MI E' PIACIUTO:
pur essendo uno dei principali punti di riferimento di tutto il genere western, Ombre rosse centellina gli elementi che ne diventeranno ingredienti obbligati: bianchi contro indiani, duelli armati fra buoni e cattivi (o fra cattivi e diversamente cattivi). L'assalto dei pellerossa di Geronimo alla diligenza si consuma in un amen, e il duello finale è soltanto accennato, quasi solo un indizio, un etcetera. Ma ciò che conta davvero, e che ne fa, al di là del genre, un grande film, è tutto il resto: la tipologia dei passeggeri che affrontano il periglioso viaggio è scelta con cura, per poter poi mettere in gioco i caratteri e descriverne le interazioni sotto una luce etica e sociale, cercando di mostrare le loro facce nascoste. Così abbiamo il galeotto fuggito dalla galera in cui l'hanno spedito ingiustamente (Wayne), che si preoccupa per tutti, e dall'altra parte il banchiere pretenzioso e irascibile che si fa forte della propria reputazione, mentre i compagni di viaggio lo disprezzano. A un certo punto fa un discorso sulle banche, e auspica l'avvento di un presidente che le protegga e le ponga al centro del sistema. Mi è sfuggita una proposta: "Ne abbiamo uno noi, lo vuoi?" Nel finale, anziché il "dura lex sed lex", s'impone il principio che la legge è importante e va rispettata, ma l'uomo è ancora più importante, anche se qui la scelta è un po' estrema: in fondo c'è un rappresentante della legge che autorizza un cittadino a consumare la sua vendetta uccidendo altri uomini, e poi lo lascia fuggire insieme alla sua promessa sposa. Paesaggi magnifici, soprattutto i cieli. Mi chiedo quanto tempo ci sia voluto a collezionare una simile serie di cieli mozzafiato. Le riprese in campo lungo e quelle dei personaggi sono realizzate con due modalità molto differenti: mentre le prime sono autentiche, le seconde (con l'eccezione di un breve saggio dell'abilità di John Wayne con i cavalli) sono state effettuate in studio, con sfondi prefilmati. Tuttavia, non c'è un solo momento in cui questa differenza, pur evidente, sortisca inverosimiglianze. Musiche un po' tronfie ma corrette. Curioso il fatto che quando nella vicenda compaiono gli indiani, tutti i semitoni si volatilizzino: un espediente un po' schematico. Fra gli attori emerge T. Mitchell (il medico alcolizzato), premiato con l'Oscar.
COSA NON MI HA CONVINTO: ho già espresso qua sopra le mie poche perplessità, ma gli aspetti positivi del film le hanno calamitate.
Ho visto Ombre rosse in lingua
originale con i sottotitoli in italiano.
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