COSA MI E' PIACIUTO:
sforzandomi di calarmi nei panni di uno spettatore italiano del 1943,
debbo constatare che fino ad ora nessun film italiano aveva osato tanto.
Finalmente il cinema italiano si mette in cammino sulla strada principale
proprio con quest'opera prima di Visconti, il quale tuttavia troverà
solo in seguito la propria originalità di autore, perché
qui si affida ai meccanismi narrativi del cinema americano, e agli stilemi
del "realismo poetico" francese. Ma il salto rispetto alla
quasi totalità dei film italiani dell'epoca è molto grande.
Quando la cinepresa non indugia troppo sulla bellezza classica di Massimo
Girotti, questi offre una prova notevole del suo talento, e pur con
qualche sbandata l'affascinante Clara Calamai sembra in grado di reggerne
il passo.
COSA NON MI HA CONVINTO: è un po' troppo lungo. Forse sono le
infinite distese della campagna ferrarese a indurre la dilatazione del
ritmo? A volte nei dialoghi c'è qualche residuo dello stile da
libretto d'opera che affliggeva il cinema italiano di quegli anni, come
anche, purtroppo, i doppiaggi dei film americani che si ascoltano ancora
oggi. "Odo ancora la sua voce"... ma quando mai? Ci sono alcune
incongruenze nella sceneggiatura che colpiscono per la loro ingenuità
(come quando il protagonista improvvisamente si ricorda che lo stanno
cercando). L'incidente automobilistico è realizzato maluccio,
e il finale si sarebbe giovato di un taglio qualche fotogramma prima.
Ho visto Ossessione nella versione originale
italiana senza sottotitoli.
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