DI COSA SI TRATTA: un noto regista sta per fare un nuovo film, ma è in crisi d'ispirazione ed esistenziale.
COSA MI E' PIACIUTO: mosso dalla più totale libertà narrativa, è il film che pressoché tutti i registi delle ultime generazioni avrebbero voluto fare, come testimonia l'ultimo sondaggio della BFI. Vi sono stati tentativi in cui il soggetto è basato sulla figura di un regista generico, ma in nessun caso significativo si arriva all'autentica autobiografia azzardata, con pieno successo, da Fellini. 8 1/2 è considerato un punto di svolta per la novità del linguaggio, ma essendo un film del 1963, rappresenta anche un'autodenuncia del ritardo dell'arte cinematografica rispetto alle altre arti. Fellini lo fa dire al critico che lo segue nella preparazione del film (nel film): il cinema è in ritardo di 50 anni. In fondo, la costruzione tipica di un film di oggi è ancora quella dei primi capolavori di Chaplin. Sotto l'aspetto figurativo, 8 1/2 è il cinema puro, ovvero immagine in movimento senza sottintesi necessari. La valorizzazione della donna nella sua bellezza fisica e spirituale vive qui un'autentica apoteosi.
COSA NON MI HA CONVINTO: nella seconda metà si percepisce un rallentamento del ritmo perché Fellini non riesce più, a un certo punto, ad evitare la ripetizione di alcuni procedimenti. L'utilizzo degli accenti stranieri, a volte secondo me decisamente non necessario, sembra quasi un tic del maestro riminese.
Ho visto 8 1/2 in italiano
senza sottotitoli.
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