COSA MI E' PIACIUTO:
premesso che della trilogia della guerra di Rossellini questo è
il film che secondo la mia opinione è invecchiato peggio, e di
gran lunga, rimangono tuttavia alcuni momenti ineluttabilmente suggestivi,
come il già ricordato pianto del bambino nella desolazione, e
varie sequenze disseminate qua e là lungo i sei episodi, dove
il senso della tragedia riesce ad emergere a dispetto delle lacune di
sceneggiatura e di realizzazione. L'idea di fotografare l'Italia degli
ultimi anni di guerra attraverso sei storie ambientate in sei regioni
diverse, partendo dalla Sicilia e concludendo sul Po, è molto
valida, perché induce a vedere le singole vertebre come parte
di un'unica spina dorsale, evitando così il rischio di peccare
della fragilità strutturale in cui talora incorrono i film a
episodi.
COSA NON MI HA CONVINTO: l'insopportabile manicheismo. E' difficile
che un'opera realizzata un'anno dopo la fine della guerra possa avere
uno spessore storiografico: le ferite sono ancora aperte, e i rancori
non sono sopiti, però non si può accettare che i tedeschi
siano tutti assassini fanatici, stupidi e cattivi, e gli anglo-americani
tutti angeli del paradiso (gli americani perennemente sbronzi, gli inglesi
sobri ma sprezzanti). E gli italiani? Boh. Dovendosi muovere fra tutte
quelle sagome di cartone sembrano parecchio a disagio. I più
credibili e meno macchiettistici mi paiono i veneti. I dialoghi scivolano
continuamente in un'imbarazzante inverosimiglianza, e il fatto che siano
declamati (è proprio il termine che intendevo usare, purtroppo)
da attori non professionisti peggiora la situazione. Per esempio il
finale dell'episodio ambientato a Firenze, che sarebbe bellissimo, è
rovinato dalla recitazione indecente del partigiano che muore. Il maggiore
in borghese sul terrazzo fiorentino è un personaggio ignobilmente
ridicolo, i fraticelli del convento delle caricature farsesche. Tutti
quegli americani e quegli inglesi che parlano un italiano forbitissimo,
con tutti i tempi e i modi dei verbi usati alla perfezione, ma con un
finto accento straniero appiccicato sopra, come si giustificano? Il
tedesco che parla italiano con i verbi all'infinito (vedi fascicolo
"tedeschi stupidi, americani colti") ma con l'accento di Spillo
Altobelli lo faccio entrare di diritto nel museo degli orrori della
storia del cinema italiano, senza chiedere il permesso a nessuno. Inutile
e fastidioso il commento musicale di Renzo Rossellini.
Ho visto Paisà in lingua originale con i sottotitoli
originali italiani (ma sbirciando ogni tanto i sottotitoli francesi:
un po' per l'audio scadente, un po' perché certi dialetti non
è che io li parli quotidianamente, un piccolo aiuto in certi
frangenti si è reso necessario).
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