PAISA'

TITOLO ORIGINALE Paisà
ANNO 1946
PAESE Italia
REGIA Roberto Rossellini
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Maria Michi, Harriet Medin, attori non professionisti
DURATA - FOTOGRAFIA 121' - bianco e nero
PRODUTTORE DVD Films sans frontières - Ciné-club
Paisà - Roberto Rossellini

 

 

Paisà - Roberto Rossellini
Paisà - Roberto Rossellini
Paisà - Roberto Rossellini

 


Punteggio assegnato al film: **
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): *½

Recensione del 19/6/2004

 

 

Qualità video: quadro un po' tagliato soprattutto sopra e sotto, ma non in misura drammatica; film datato che dimostra purtroppo tutti i suoi anni, con segnacci, tagli (nei limiti dell'accettabile), svenimenti dell'immagine (la famosa sequenza dell'ultimo episodio in cui il bambino piange camminando fra i suoi distesi per terra è quasi inintelligibile).
Qualità audio: scadente.
Lingue: traccia originale (si parla in italiano, inglese, tedesco e nei vari dialetti)
Sottotitoli: originali in italiano stampati sulla pellicola per i dialoghi in inglese e in tedesco, molto approssimativi e spesso mancanti; francese escludibile (ben fatti)
Formato video: 1.33:1  4/3
Extra significativi: nulla


COSA MI E' PIACIUTO: premesso che della trilogia della guerra di Rossellini questo è il film che secondo la mia opinione è invecchiato peggio, e di gran lunga, rimangono tuttavia alcuni momenti ineluttabilmente suggestivi, come il già ricordato pianto del bambino nella desolazione, e varie sequenze disseminate qua e là lungo i sei episodi, dove il senso della tragedia riesce ad emergere a dispetto delle lacune di sceneggiatura e di realizzazione. L'idea di fotografare l'Italia degli ultimi anni di guerra attraverso sei storie ambientate in sei regioni diverse, partendo dalla Sicilia e concludendo sul Po, è molto valida, perché induce a vedere le singole vertebre come parte di un'unica spina dorsale, evitando così il rischio di peccare della fragilità strutturale in cui talora incorrono i film a episodi.

COSA NON MI HA CONVINTO: l'insopportabile manicheismo. E' difficile che un'opera realizzata un'anno dopo la fine della guerra possa avere uno spessore storiografico: le ferite sono ancora aperte, e i rancori non sono sopiti, però non si può accettare che i tedeschi siano tutti assassini fanatici, stupidi e cattivi, e gli anglo-americani tutti angeli del paradiso (gli americani perennemente sbronzi, gli inglesi sobri ma sprezzanti). E gli italiani? Boh. Dovendosi muovere fra tutte quelle sagome di cartone sembrano parecchio a disagio. I più credibili e meno macchiettistici mi paiono i veneti. I dialoghi scivolano continuamente in un'imbarazzante inverosimiglianza, e il fatto che siano declamati (è proprio il termine che intendevo usare, purtroppo) da attori non professionisti peggiora la situazione. Per esempio il finale dell'episodio ambientato a Firenze, che sarebbe bellissimo, è rovinato dalla recitazione indecente del partigiano che muore. Il maggiore in borghese sul terrazzo fiorentino è un personaggio ignobilmente ridicolo, i fraticelli del convento delle caricature farsesche. Tutti quegli americani e quegli inglesi che parlano un italiano forbitissimo, con tutti i tempi e i modi dei verbi usati alla perfezione, ma con un finto accento straniero appiccicato sopra, come si giustificano? Il tedesco che parla italiano con i verbi all'infinito (vedi fascicolo "tedeschi stupidi, americani colti") ma con l'accento di Spillo Altobelli lo faccio entrare di diritto nel museo degli orrori della storia del cinema italiano, senza chiedere il permesso a nessuno. Inutile e fastidioso il commento musicale di Renzo Rossellini.


Ho visto Paisà in lingua originale con i sottotitoli originali italiani (ma sbirciando ogni tanto i sottotitoli francesi: un po' per l'audio scadente, un po' perché certi dialetti non è che io li parli quotidianamente, un piccolo aiuto in certi frangenti si è reso necessario).


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