COSA MI E' PIACIUTO:
tratto dal bel romanzo di Iginio Ugo Tarchetti Fosca, che è il nome della protagonista - donna di considerevole bruttezza e dalla salute cronicamente cagionevole - Passione d'amore ne ha conservato intatta l'atmosfera torbida e oscura, trasformando lo stile arcaico di Tarchetti attraverso il filtro di un linguaggio poeticamente levigato, ma più consono al dialogo cinematografico di ascendente teatrale. E' in ogni caso un bel sentire, quasi come un bel leggere, ma è anche un bel vedere, in paradossale contrasto con le infelici fattezze del personaggio femminile, interpretato coraggiosamente dalla bravissima Valeria D'Obici (che fu premiata con un David di Donatello). Per chi conosce il libro, la mancata sorpresa all'apparizione di Fosca, quando si sarebbe potuto cominciare a credere che si trattasse di una creatura leggendaria ma inesistente, è compensata ampiamente dallo stato di tensione che si genera prima del suo ingresso in scena, ma anche dalla curiosità di vedere come l'impossibile virata dalla repulsione all'amore da parte del bel capitano verso la sventurata si compirà. Ed è abilissimo il modo in cui Fosca si trasforma ai nostri occhi come a quelli di Giorgio, non fisicamente, perché natura non facit saltus, ma nell'immagine spirituale che se ne dà. Il ribrezzo si fa pietà, la pietà diventa amore. Fa da contraltare a Fosca, esteticamente, la fulgida bellezza di Laura Antonelli. I due protagonisti sono degnamente spalleggiati da attori di gran nome, fra cui spicca un Trintignant luciferinamente illuminato da una fotografia che blandisce il genere horror. Begli scenari piemontesi.
COSA NON MI HA CONVINTO: Giraudeau, Trintignant e Blier non recitano in italiano, e la combinazione con gli attori nostrani che si doppiano da soli produce un contrasto a volte fastidioso. Colonna sonora di Trovajoli a imitazione dei generi ottocenteschi non sempre indovinata.
Ho visto Passione d'amore in
italiano senza sottotitoli.
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