DI COSA SI TRATTA: la drammatica storia di una famiglia bengalese degli inizi del '900. Un'elegia della dignità nella povertà.
COSA MI E' PIACIUTO:
voglio riportare una frase di Kurosawa scritta sulla fascetta del dvd: "Non conoscere il cinema di Ray è come vivere in questo mondo senza aver mai visto il sole o la luna". E' qualcosa che non si direbbe mai di Chaplin, o Kurosawa, o Kubrick, dato che tutti li conoscono, eppure, nonostante egli non sia un autore meno importante, la sua opera è a tutt'oggi sconosciuta ai più. Questo film è fatto di elementi semplici, colti nella realtà quotidiana. I personaggi sono descritti nella duplice veste di parte di una società e del contesto naturale. La duplicità si estende all'ambito sociale e alla natura stessa. Queste due entità possono mostrare entrambe indifferentemente il loro lato benevolo e quello ostile, passando da una condizione all'altra in un istante. Sublimemente straziante è il momento, ma soprattutto il modo, in cui il padre di Apu viene a conoscenza di cosa è accaduto durante la sua assenza. Ray ricorre frequentemente a inquadrature divise fra due soggetti ben distinti, collocati a una distanza diversa dalla cinepresa, ma ambedue a fuoco. Forse una conseguenza del fatto che il regista proveniva non dalla fotografia, ma dal disegno. Sorprendenti alcuni movimenti di macchina in verticale. Da segnalare, fra gli attori tutti bravissimi, l'ottantenne Chunibala Devi, che si era già ritirata ma che Ray convinse a tornare sul set, dedicandole di fatto alcuni dei ritratti più folgoranti del film. La musica, splendida, è di Ravi Shankar.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Il lamento sul sentiero nella versione
originale con i sottotitoli in spagnolo.
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