DI COSA SI TRATTA: Jack Crabb, 104 anni, racconta la sua vita avventurosa, dal rapimento da parte degli indiani che lo allevarono, al ritorno fra gli "uomini bianchi", ai suoi rapporti con il generale Custer e con il capo di una tribù indiana che lo considerò sempre come un figlio.
COSA MI E' PIACIUTO: se fosse musica sarebbe una ballata in "tempo giusto", cioè veloce ma giustamente tale, se fosse letteratura sarebbe un romanzo del 600 o del 700, di quelli in cui succedono un sacco di cose, ma suddivise in capitoli netti, e in cui i molti personaggi spariscono e ricompaiono come in una giostra. Benché si raccontino eventi terribili, l'umorismo resta il registro dominante (il prete colpito al petto da una freccia che ha trapassato la bibbia, si produce in un sorriso allusivo che però si spegne nella morte; il generale Custer in mezzo alla strage di Little Big Horn fa il disinvolto e crede di parlare col Presidente degli Stati Uniti nel momento in cui viene trafitto dalle frecce). E' uno dei più famosi film americani "dalla parte degli indiani", ma proprio grazie allo stile evita di cadere nel manicheismo, perché anche gli indiani hanno le loro "stranezze", e gli "uomini bianchi" non si comportano così solo perché sono cattivi. Semmai "strani", ma semplicemente di una "stranezza" diversa da quella dei pellerossa. Dustin Hoffman è davvero un piccolo grande uomo, ma è degnamente spalleggiato da tutto il coro. Penn guida con mano sicura, senza strafare, puntando sulla regolarità del ritmo narrativo e a mantenere la credibilità anche nella caricatura.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Piccolo grande uomo in inglese
con sottotitoli in italiano.
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