DI COSA SI TRATTA: la breve ma intensa carriera di un giovane borseggiatore.
COSA MI E' PIACIUTO:
è come leggere un romanzo, un ottimo romanzo francese, completato dalla proiezione visiva della propria elaborazione. Della propria, sì, perché Bresson non aggiunge niente di suo alla successione nitida e precisa delle sequenze, e gli attori non hanno alcun compito interpretativo. Michel, il protagonista, non ruba per il profitto, ma per soddisfare una passione quasi astratta per l'azione che denoti abilità e coraggio, e per affermare un ideale ("ma il vostro è il mondo all'incontrario" gli dice l'ispettore, "può darsi che sia già al contrario e che facendo così lo si raddrizzi" replica lui). L'epilogo mostra come il destino possa farci trovare qualcosa di diverso da ciò che si cercava, e di maggior valore, quando si ha la perseveranza di perseguire una via nonostante tutto. Il testo è costituito in buona parte dal racconto "fuori campo" del protagonista, ma i pochi dialoghi risultano di una limpidezza ammirevole (si vociferava che nel copione ci fosse la mano di Jean Cocteau). La colonna sonora è fatta quasi esclusivamente di rumori, con rari inserti musicali (J.B. Lully). La sequenza dei borseggi sul treno in partenza è un fenomenale pezzo di cinema d'azione in un contesto filosofico.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
CURIOSITA': il doppio titolo della versione italiana è dovuto principalmente al fatto che nel 1959, alla sua uscita, il film non venne distribuito in Italia, ma fu trasmesso dalla Rai solo 6 anni più tardi.
Ho visto Pickpocket
in francese con i sottotitoli in francese (trascrizione pressoché fedele del parlato).
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