COSA MI E' PIACIUTO:
qualche tempo fa, dopo aver visto insieme "Lo specchio" di
Tarkovskij, un mio amico mi chiese "C'era qualcosa da capire?"
"Secondo me no" gli risposi. "Allora mi è piaciuto",
fu la sua perentoria conclusione. Siccome ho visto "Pierrot le
fou" in solitudine, questo dialogo me lo sono riproposto da solo.
Credo che sia un film pericolosamente in bilico tra il pretenzioso e
il poetico, e nell'animo e nella mente di ogni spettatore esso cadrà
da una parte o dall'altra, inevitabilmente. Non credo che l'indifferenza
si addica a un'opera come questa. E' un film fatto di sensazioni più
che di idee, le idee semmai se le farà chi lo guarda e lo ascolta.
E' un continuo collage, di immagini, di suoni, di citazioni letterarie,
di colori (i colori sono molto importanti). Belle le musiche (di Antoine
Duhamel e Boris Bassiak), e utilizzate in modo geniale. Magnifici i
due attori. Ed è un film da rivedere cento volte, perché
il suo percorso non lineare (nel linguaggio, la trama è lineare
ma è anche, tutto sommato, un pretesto) offrirà un'esperienza
ogni volta differente.
COSA NON MI HA CONVINTO: per me la mancanza di logica apparente, in
un film, non costituisce un problema, sicché non saprei di cosa
lamentarmi. Semmai mi lamento con me stesso per il fatto di non conoscere
la lingua francese così bene da comprendere perfettamente la
totalità dei dialoghi. D'altro canto i sottotitoli in un film
come questo minerebbero in parte la purezza della fruizione, distraendo
lo spettatore dalla necessaria continuità nella percezione delle
immagini.
Ho visto Il bandito delle undici nell'unico
modo possibile, con la traccia audio originale senza sottotitoli.
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