COSA MI E' PIACIUTO:
una storia che induce alla riflessione su temi importanti, e - benché
paradossale - assolutamente credibile quasi in ogni passaggio, grazie
all'accuratezza di scrittura dei dialoghi. Magnifici Volonté
e Fantastichini. Volonté in particolare sembra sempre che stia
improvvisando. Bella fotografia: in alcune scene la luce diventa protagonista
(su tutte citerei la scena in cui il giurato contadino - interpretato
dall'eccellente Renato Carpentieri - si siede al tavolo del caffé
per parlare col giudice, ma è da ricordare anche la luminosa
sequenza finale).
COSA NON MI HA CONVINTO: un paio di personaggi mi sono sembrati un po'
caricaturali: la vedova dell'avvocato ucciso (sembra presa di peso da
un film di Eisenstein), il suo autista che fa il gradasso davanti al
giudice. Qualche stereotipo qua e là (il pubblico del processo,
per esempio, un po' troppo teatralmente generico nel rivestire il ruolo
del "coro"), che forse però risalta proprio perché
il contesto è assai credibile.
Ho visto Porte aperte in italiano, ovviamente,
ricorrendo ai sottotitoli nei dialoghi in dialetto.
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