COSA MI E' PIACIUTO:
Ran è un film che colpisce per la profondità
di pensiero sul versante filosofico, e per la spettacolarità
e la crudele bellezza delle scene di battaglia, che sono sempre state
una specialità di Kurosawa. Ricalcato sulla trama del Re
Lear, il film lancia, in chiusura, attraverso il vecchio protagonista
della storia, una domanda terribile: riuscirà mai l'umanità
a badare a sé stessa, rinuncerà mai al tentativo di autodistruggersi?
L'ultima immagine è raggelante, nonché sublime. La prima
battaglia, con un commento musicale che sostituisce i rumori, è
un capolavoro sotto l'aspetto dinamico e dal punto di vista cromatico,
ma l'uso dei colori sortisce in ogni momento del film un effetto soggiogante.
Nel successivo Sogni, di cui tutti aspettiamo con ansia l'uscita
in dvd, Spielberg volendo, la festa dei colori celebrerà la sua
apoteosi. Tutti i peggiori sentimenti dell'uomo sono rappresentati nel
modo migliore: l'esatto opposto di molte commediole d'oggidì
che infestano le nostre sale. Il personaggio di Kaede è terrificante
almeno quanto la Asaji di Trono di sangue, altro importante
film d'ispirazione scespiriana di Kurosawa.
COSA NON MI HA CONVINTO: due ore e trentasei minuti... non ci sarà
qualche pausa di troppo? Secondo me sì. Qualche eccesso di teatralità,
anche. L'ultima battaglia è dipinta molto più convenzionalmente
rispetto a quella già citata.
CURIOSITA': ma quanto sarà costato questo
film? Nel documentario si assiste a una scena che rende perfettamente
l'idea del regista che non lascia nulla al caso: i cavalieri imbellettati
con cura uno per uno, anche se poi verranno ripresi, imbacuccati nelle
loro armature, a centinaia di metri di distanza.
Ho visto Ran in giapponese con sottotitoli
in inglese.
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