COSA MI E' PIACIUTO:
in un film che non ha momenti di cedimento, emergono comunque nitidamente
alcuni istanti indimenticabili: la prima visita dei ragazzi a Nagasaki;
la contemplazione dei cedri bruciati dal fulmine che ricordano due amanti
suicidi; l'arrivo dei superstiti della bomba, compagni dei bambini morti,
che, resi ciechi dall'esplosione, rassettano "a memoria" il
monumento commemorativo nel cortile della scuola; la nonna che corre
controvento nella bufera: il suo ombrello che improvvisamente si rovescia,
e nello stesso istante esplodono nell'aria le note di Heidenroslein
di Schubert (che secondo Farinotti è una melodia popolare
giapponese...), leit motiv di tutto il film. Altro leit motiv, lo Stabat
Mater di Vivaldi. Anche la sonorizzazione relativa agli effetti è
notevole: in alcuni passaggi di sequenza ci sono sbalzi subitanei di
volume, come a voler richiamare il clamore improvviso della bomba continuamente
rievocata. Kurosawa fa riferimento al proprio cinema, quando fa dire
alla nonna che a volte le parole sono inutili, e il silenzio può
essere assai più eloquente, ma il tema del confronto fra generazioni
è più legato al cinema di Ozu che al suo. C'è anche
un momento di metacinema quando i ragazzi si inseguono improvvisando,
involontariamente, una comica muta, e uno di loro va all'organo e suona
un motivetto adeguato. Il messaggio pacifista e il costante richiamo
al rispetto della natura sono invece temi ricorrenti nella poetica di
Kurosawa. Richard Gere se la cava molto bene, ma l'interpretazione più
fulgida è quella di Sachiko Murase, la nonna.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Rapsodia in agosto in giapponese
con sottotitoli (obbligatori) in italiano.
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