COSA MI E' PIACIUTO:
film figurativamente smagliante, che alterna momenti statici di grande
eleganza e scatti di delirio dinamico. La notevole qualità del
restauro aiuta molto. Ma aiuta soprattutto la presenza di tre belli
come Vittorio Gassman, Raf Vallone, e dell'astro che tutto illumina,
ovvero Silvana Mangano: questo film è ricordato da tutti per
la sua interpretazione. Riso amaro, anche per via del suo eclettismo
stilistico, procede un po' a strappi, ma quando accelera colpisce: la
festa da ballo, il lavoro delle mondine sotto la pioggia, il finale
sono momenti di cinema vigoroso e autentico, anche se non legato vistosamente
ai nostri canoni, ma piuttosto a quelli del cinema americano. Non a
caso riscosse molte fortune all'estero.
COSA NON MI HA CONVINTO: la parte testuale non vale quella figurativa.
Per entrare in modalità "romanzo sociale" il film deve
uscire da quella drammaturgica: manca la coesione fra le due componenti,
a parte forse l'omaggio finale delle mondariso a Silvana. Gassman, nella
peraltro notevole sequenza del ballo che si risolve in una rissa, ha
un occhio nero meno di un secondo dopo aver preso il primo cazzotto.
Doris Dowling di suo non se la cava male, ma al cospetto della personalità
di Silvana Mangano tende a sparire, come il fantino che fa una foto
di gruppo con i lottatori di sumo. Le musiche sono nientemeno che di
Goffredo Petrassi: purtroppo la modesta qualità dell'audio le
rende quasi incomprensibili.
Ho visto Riso amaro in italiano.
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