ROSEMARY'S BABY - Nastro rosso a New York

TITOLO ORIGINALE Rosemary's Baby
ANNO 1968
PAESE Usa
REGIA Roman Polanski
GENERE Thriller
ATTORI PRINCIPALI Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon, Sidney Blackmer
DURATA - FOTOGRAFIA 131' - colore
PRODUTTORE DVD Paramount
Rosemary's Baby - Roman Polanski (Mia Farrow)

 

 

Rosemary's Baby - Roman Polanski (Mia Farrow)
Rosemary's Baby - Roman Polanski (Mia Farrow)
Rosemary's Baby - Roman Polanski (Mia Farrow)
Rosemary's Baby - Roman Polanski (Mia Farrow)

 


Punteggio assegnato al film: ****
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): ***½

Recensione del 27/8/2004

 

 

Qualità video: ottima. Immagine limpida, giusta resa cromatica.
Qualità audio: buona
Lingue: Inglese, Italiano, Francese, Spagnolo Dolby Digital Mono
Sottotitoli: in inglese, italiano e 7 altre lingue
Formato video: 1.85:1 anamorfico
Extra significativi: le solite interviste ricolme di espressioni come "E' stato fantastico lavorare con quello, quell'altro era perfetto per la parte, all'inizio non voleva fare il film, ma dopo..."; un film di una ventina di minuti che segue il canovaccio del rapporto fra Polanski e la Farrow per mostrare alcuni "dietro le quinte", interessante ma non troppo.





COSA MI E' PIACIUTO: ero molto preoccupato alla vigilia della mia seconda visione assoluta di questo film. Mi era piaciuto enormemente la prima volta, ma mi chiedevo se avesse un senso rivederlo con l'aspettativa di vivere ancora le stesse emozioni, conoscendo già il finale. La risposta è sì. E questo benché la pretesa ambiguità fra reale e immaginazione di Rosemary non mi convinca affatto. A me sembra tutto molto reale, benché lo stesso Polanski abbia affermato la sua intenzione di voler offuscare questa certezza. Se di allucinazione si tratta, questa appartiene al narratore. Un narratore formidabile, va detto, perché sfido il semplice mestierante, foss'anche l'unica che azzecca in tutta una carriera, a riuscire a generare una simile angoscia con una storia così strampalata. E ciò che mi ha fatto decidere per l'etichetta di "thriller" è l'autentico brivido che corre inarrestabile lungo la schiena quando Rosemary, alla fine, si avvicina e... vede. E quel che è peggio è che noi invece non vediamo niente, perché l'inenarrabile non va raccontato. La musica, poi, ci mette del suo (chi si dimentica quella inquietante cantilena che fa capire con discrezione fin dall'inizio che c'è qualcosa di strano nell'aria?). Perfino superfluo rimarcare la grande prova di Mia Farrow. L'Oscar lo vinse Ruth Gordon, non la Farrow, ma si sa come vanno queste cose. La distribuzione degli Oscar mi ricorda molto il gioco della riffa così come lo descriveva Stefano Benni in "Bar Sport": si compra un biglietto e si aspetta, finché il primo premio non viene vinto dal cugino del barista. Rosemary's Baby è un film inossidabile, che conserverà intatta la sua forza anche per chi lo vedrà nel 2068, sempre che a quell'epoca ci sia ancora un mondo in grado di guardare dei film.

COSA NON MI HA CONVINTO: nulla di rilevante. Ho già detto che la storia in sé a me sembra strampalata, ma se Roman Polanski è riuscito a vedervi le potenzialità per farci su un grande film, visto che ha saputo vincere la scommessa, alla fine la bizzarria del soggetto si trasforma in un altro punto a favore.

Ho visto Rosemary's Baby in lingua originale con i sottotitoli in italiano.


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