DI COSA SI TRATTA: la storia di una ballerina classica il cui destino ricalca quello della protagonista dell'omonima fiaba di Andersen
COSA MI E' PIACIUTO: un film sul balletto che è tutto un balletto: ogni scena è organizzata come un numero di danza classica, soprattutto fuori dal palcoscenico. Paradossalmente, le scene più "cinematografiche" sono proprio quelle in cui il balletto va veramente in scena, con l'intervento del montaggio, delle sovrapposizioni d'immagini, dei giochi di luci e di colori che si rifanno anche al cinema di animazione (Dumbo, Fantasia, che erano usciti pochi anni prima), e a quello onirico dei maestri dell'espressionismo. I dialoghi sono accuratissimi: nessuna battuta ad effetto, tutto è funzionale all'architettura complessiva. Nella compagnia degli attori Anton Walbrook (Lermontov, personaggio probabilmente ispirato alla figura di Diaghilev) emerge di una spanna, ma colpisce la poliedricità di Moira Shearer, che era all'epoca davvero una étoile della danza, e che 24 anni più tardi dimostrerà nuovamente il suo eclettismo presentando... l'Eurofestival a Edimburgo (lei era scozzese). Il dilemma rappresentato è quello fra amore e arte, o piuttosto, più prosaicamente, fra vita privata e carriera? L'equilibrio narrativo del film ci lascia a disposizione entrambe le visioni, a seconda del nostro livello di cinismo, che il coinvolgente finale rischia di far crollare a fondo scala. Scarpette rosse è stato oggetto di un restauro dalla mirabile riuscita. Vi ha collaborato anche Martin Scorsese, grande estimatore dell'opera. Oscar per le musiche, di pregevole fattura.
Nell'ottima edizione in dvd della Flamingo Video c'è un commento esaustivo e inappuntabile di Vieri Razzini.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Scarpette rosse in
inglese con i sottotitoli in italiano. A parte un imbarazzante strafalcione ripetuto due volte (Handersen invece di Andersen), la traduzione è abbastanza aderente all'originale.