COSA MI E' PIACIUTO:
altro che Dario Argento, questo sì che è un film dell'orrore.
Perché il matrimonio secondo Bergman è un incubo, e dei
peggiori: come nei sogni più spaventosi, infatti, ti attira mostrando
il suo volto migliore, ma poi improvvisamente cambia maschera. Chissà
se è un caso, ma il matrimonio tra Marianne e Johan dura 10 anni,
proprio come quello di Bergman con la sua quarta moglie, conclusosi
4 anni prima (1969) con il divorzio. I momenti più drammatici
della vicenda, ovvero il litigio fra i due amici dei protagonisti, l'abbandono,
e l'incontro per la firma delle carte per il divorzio, sono resi relativamente
sopportabili (intendo dire non insopportabilmente coinvolgenti) solo
dal fatto che si tratta di situazioni non nuove nel cinema di Bergman.
In particolare il litigio del primo quadro ricorda molto quello della
coppia di autostoppisti ne Il posto delle fragole. Nella versione
cinematografica i due amici sono gli unici personaggi oltre a Marianne
e Johan. Gli altri vengono coinvolti solo telefonicamente, o attraverso
una lettera (l'amante di lui), o non compaiono affatto (le due figlie
della coppia). Non ci si abitua mai del tutto alla violenza con cui
i personaggi dei film di Bergman si scagliano reciprocamente addosso
ogni genere di verità, con una preferenza particolare per quelle
indicibili. Josephson e soprattutto la Ullmann sono prodigiosi. Nonostante
la lunghezza, Scene da un matrimonio non è mai noioso.
COSA NON MI HA CONVINTO: la riduzione dell'originale per ottenere questa
versione ha lasciato qualche cicatrice: la sutura è quasi sempre
evidente.
CURIOSITA': da una relazione con Liv Ullmann,
Bergman, che è stato sposato 5 volte ma non con l'attrice norvegese,
ha avuto uno dei suoi nove figli. Insomma, quando parla di problemi
famigliari, forse è il caso di starlo a sentire. Da parte sua
Liv Ullmann è sì norvegese, ma è nata... a Tokyo!
Ho visto Scene da un matrimonio in svedese
con i sottotitoli in italiano.
Questo film su Amazon.it
Ingmar Bergman su Amazon.it