COSA MI E' PIACIUTO:
per tre ore Schindler's List conserva intatte, in ogni singolo
istante, l'autorità del documentario e la forza poetica del racconto
d'autore. Proprio per questi motivi, è a mio avviso, fra quelli
che conosco, il più importante film sull'Olocausto. Ne consegue
che dopo le tre ore di film, non si può fare a meno di vedere
anche il documentario. E se l'intenzione iniziale fosse quella di assaggiarne
soltanto l'inizio, riservandone la visione integrale a un'altra occasione,
non appena si scopre che gli intervistati sono alcuni dei veri protagonisti
della storia raccontata nel film, che questa storia raccontano di nuovo,
rendendo palese come la sceneggiatura ha seguito rispettosamente le
loro testimonianze, è inevitabile arrivare fino in fondo. I momenti
memorabili sono così tanti che sarebbe insensato citarne soltanto
qualcuno. Posso solo ricordare quella che è per me la scena più
angosciante: l'arrivo inaspettato del treno ad Auschwitz. Non particolarmente
originale, ma efficacemente al servizio del film, e non invadente, la
musica di John Williams. Tutto il comparto sonoro, compresi gli effetti
e il missaggio, è eccezionale. La tecnica registica di Spielberg
è mirabile soprattutto per la capacità di non ricorrere
mai agli stessi mezzi espressivi. Con altri registi la ricerca della
variazione è troppo scoperta e finisce per essere fastidiosa;
in Spielberg sembra tutto estremamente naturale. Bravissimi i tre attori
principali, ma da elogiare anche tutti gli altri. Il cappottino rosso
della bimba è diventato famoso almeno quanto l'occhio della madre
e la carrozzina del bambino della Corazzata
Potëmkin, senza la necessità che qualcuno lo parodiasse.
COSA NON MI HA CONVINTO: il commiato di Schindler poteva essere forse
un pochino più sobrio, in linea con tutto il percorso compiuto
dal personaggio.
Ho visto Schindler's List in lingua originale
con i sottotitoli in italiano.
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