COSA MI E' PIACIUTO:
in tre quarti d'ora c'è di tutto. L'idea originale è uno
dei primi esempi significativi di meta-cinema: il protagonista della
vicenda è un proiezionista che addormentandosi sogna di entrare
nel film che si sta proiettando e di ritrovarvi i personaggi che popolano
la sua vita reale. Lo spunto sarà ripreso da Woody Allen ne
La rosa purpurea del Cairo una sessantina d'anni più tardi.
E' contemporaneamente un poliziesco e la parodia del genere poliziesco.
E' un film sentimentale, che asseconda la traccia del giovane timido
inizialmente maltrattato ma alla fine premiato per la sua onestà.
E' un film d'azione, con un lungo inseguimento ricco di colpi di scena,
e di genio (i due camion che si incrociano in corrispondenza dell'interruzione
del ponte, il tale vestito da donna misteriosamente trapassato, lui
che si traveste da vecchietta in una frazione di secondo inciampando
in una coperta, la carrozzeria della decapottabile che diventa una barca
a vela ...). E', infine, un film surrealista. Fa ridere oggi come allora.
La palla numero 13 del titolo italiano si riferisce a una partita di
biliardo in cui Keaton ha modo di mettere in mostra anche la sua abilità
con la stecca.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
CURIOSITA': Ward Crane, il bellimbusto che contende
la fidanzata a Buster Keaton, assomiglia tantissimo all'attore italiano
Giuseppe Pambieri. Se non fosse per il trascurabile dettaglio che nel
1924 non era ancora nato, si direbbe proprio che sia lui. Joe Keaton,
il padre della ragazza nel film, era nella realtà il padre di
Buster.
Ho visto La palla numero 13 con i cartelli
in inglese originali.
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