COSA MI E' PIACIUTO:
in questa storia ambientata fra il 1914 e il 1917 in un borgo industriale
della Russia al limitare fra zarismo e socialismo, si passa dal dramma
più atroce alla comica più sfacciata in un battito di ciglia. Ed
era proprio intenzione di Boris Barnet, cineasta moscovita con un
nonno inglese (soldato delle guerre napoleoniche che preferì fermarsi
in Russia), inserire la comicità in un contesto drammatico e viceversa,
fondendo i generi attraverso l'incastro o la giustapposizione subitanea,
accentuata dal montaggio. Montaggio che altrove, per sottolineare
le concomitanze fra la guerra e la lotta politica e sociale, diventa
(ebbene sì, cari fans di Fantozzi) analogico. Bei paesaggi, penalizzati
dallo stato della pellicola. Apprezzabile la capacità di rendere
vibrante una storia d'amore in pochissime battute. I doveri di propaganda
sono sbrigati con lodevole pudicizia. Barnet alterna spesso
la geometria delle inquadrature, con belle invenzioni.
COSA NON MI HA CONVINTO: le sequenze sul campo di battaglia
sono un po' ripetitive.
Ho visto Sobborghi in russo con
i sottotitoli in francese.
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