DI COSA SI TRATTA: il vecchio Alvin Straight (da cui il titolo originale) parte per andare a trovare il fratello a bordo di un tosaerba con rimorchio.
COSA MI E' PIACIUTO: dovrebbe essere un film fatto apposta per piacere a me, viaggiatore lento che si mette in testa di uscire di casa col suo mezzo e di arrivare a destinazione allo stesso modo, qualunque cosa succeda. E c'è perfino la falsa partenza a causa di un problema provocato dall'inesperienza (proprio come successe a me nel mio primo viaggio in bicicletta). Lynch non mi fa mancare neppure l'elogio della bicicletta silenziosa contrapposta all'automobile molesta che fa stragi di animali. Farnsworth ha una bellissima faccia da vecchio saggio, ottimista nonostante le tante esperienze amare della sua vita (le racconta un po' alla volta ai personaggi che incontra lungo il cammino); Sissy Spacek è bravissima.
COSA NON MI HA CONVINTO: dietro al gioco di parole proposto dal titolo c'è l'intenzione di sciorinare una storia raccontata per quello che è, senza sovrastrutture né sottintesi. Se fosse così facile, anche l'elenco telefonico di Forlimpopoli avrebbe un potenziale narrativo. A mio avviso in un film del genere i dialoghi dovrebbero avere ben altro spessore, al di là della semplicità. Mi vengono in mente l'Hemingway ispirato (che è semplice e profondo) e quello minore (sempre secondo me) per esempio di certi racconti di caccia (che è semplice e basta, e quindi noioso). Nemmeno l'occasione per una fotografia spettacolare mi pare sia stata colta, se non in rari momenti, e la musica di Angelo Badalamenti, che in altre occasioni mi era piaciuta non poco, qui si adagia nell'elegiaco più generico possibile (e l'uso di alcuni campionamenti, soprattutto gli archi, è tutt'altro che accurato).
Ho visto Una storia vera in inglese
con i sottotitoli in italiano.
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