COSA MI E' PIACIUTO:
non avevo mai visto questo film, ma mi aveva colpito la predilezione
dichiarata da Sordi per il personaggio di Silvio, spirito libero e coraggioso
votato al rifiuto di un modo di raggiungere il successo che contrasta
con i suoi princìpi; quindi il contrario rispetto a molti altri
personaggi interpretati da lui in film di grande successo. Ora che l'ho
visto, confermo che si tratta di una delle sue interpretazioni migliori.
Il personaggio, scritto dal fido Sonego, è bellissimo, perché
pur nell'orgogliosa difesa dei suoi ideali egli non fa nulla per nascondere
le proprie debolezze. E naturalmente Sonego era sicuro che un fuoriclasse
come Sordi avrebbe saputo risolvere i problemi che l'interpretazione
di una personalità così intimamente complessa anche se
apparentemente lineare gli poneva. Anche Lea Massari è molto
brava. Risi è abilissimo nello stimolare il mattatore e a lasciargli
seguire il suo istinto creativo momento per momento, senza però
farsi portar via il film. Eccellente fotografia, e felice scelta delle
musiche, canzoni in voga in quegli anni che in certi momenti contrastano
completamente con la natura dell'accadimento, come nella scena della
fucilazione sventata in extremis. Meravigliosa la sequenza di Sordi
ubriaco nell'alba viareggina. Col dipanarsi della vicenda, si capisce
meglio il significato del titolo, che è molto meno generico di
quanto possa sembrare sulle prime.
COSA NON MI HA CONVINTO: c'è a mio avviso uno squilibrio costruttivo
verso la fine: mi sembra troppo breve il passo dalla sequenza appena
citata, che segue la seconda fuga della moglie, alla successiva ricomparsa
di Silvio ai funerali (altra scena stupenda, con quelli che portano
la bara in spalla che si girano per guardare il macchinone e sembra
quasi che facciano andare la cassa in dérapage). La montatrice
spiega nell'intervista che il film era molto più lungo, e che
si ritenne necessario snellirlo. Non vorrei che fosse stato eliminato
qualcosa anche in fase di restauro, benché Rotunno affermi che
il suo primo obbiettivo è sempre stato il rispetto del progetto
originale del regista: la Morigi cita una scena che in questa versione
del film non compare, e fra l'altro la durata è di sette minuti
inferiore a quella dichiarata sulla fascetta.
Ho visto Una vita difficile in italiano senza sottotitoli.
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