COSA MI E' PIACIUTO:
la serie di disavventure è molto ben concatenata. C'è
un po' di esagerazione, certo, ma tutti sappiamo che quando un viaggio
nasce male poi può succedere di tutto, e ogni contrattempo alimenta
il successivo. Jack Lemmon si trasforma da ambizioso uomo d'affari in
rottame in magnifica progressione, mentre la simpaticissima Sandy Dennis
continua a esprimere la sua serena indulgenza nella cattiva sorte come
nella disgrazia (impossibile sapere come si comporti nelle situazioni
normali, dal momento che va tutto storto dall'inizio alla fine). Non
ci sono sequenze da antologia, ma nemmeno momenti di fiacca, e quindi
il divertimento è assicurato anche nelle visioni ulteriori.
COSA NON MI HA CONVINTO: il film parte già di corsa, senza alcuna
premessa. Dove i protagonisti siano diretti ce lo dice la moglie che
chiede al marito, più o meno, "se è contento di andare
a New York per accettare il nuovo posto che i suoi dirigenti gli hanno
offerto". Il cinema sonoro ha a disposizione mezzi un po' più
raffinati per farci capire a cosa stiamo per assistere. La musica parte
con una retorica scherzosa vetero-hollywoodiana nella primissima sequenza,
per poi sparire quasi del tutto in seguito, come se si fossero dimenticati
di aggiungere il resto. Come ho già detto, nonostante la ridondanza
delle coincidenze sfortunate, le disavventure mantengono sempre una
certa credibilità (a parte forse l'episodio del bambino ispanico
e l'inseguimento della guardia a cavallo), ma non succede mai nulla
di veramente imprevedibile. La morale sulla disumanità delle
metropoli la condivido anche, ma qui è espressa in maniera troppo
semplicistica: il dialogo del pre-finale sul bordo della vasca da bagno
è decisamente mal concepito. A proposito del titolo italiano:
perché UN provinciale a New York? Sono due, mi pare.
Ho visto Un provinciale a New York in
inglese con sottotitoli in italiano.
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