COSA MI E' PIACIUTO:
non senza documentare con onestà e - purtroppo - senza esagerazioni,
la folle barbarie dei khmer rossi, il film si occupa anche delle pesanti
responsabilità dell'amministrazione Nixon sulla tragedia cambogiana,
che a quella follia permisero di divampare. In "Pappagalli verdi"
Gino Strada scrive che all'epoca questo film era considerato inaccettabile
dai comunisti occidentali, e così pure da lui, ma che in seguito
dovette ammettere che quelle cose spaventose erano innegabilmente accadute.
Si legga al proposito il bel libro intitolato "Il racconto di Peuw
bambina cambogiana", tradotto da Natalia Ginzburg e edito da Einaudi.
L'attore cambogiano che interpreta Pran è molto convincente,
e si capisce perché: ha davvero vissuto quella realtà
(come medico, però, non come giornalista, mentre il personaggio
da lui interpretato ha poi lavorato come fotografo per il New York Times):
memorabile la sua fiera espressione nel momento in cui avvista il campo
profughi, e con esso la propria salvezza. Urla del silenzio (da
dove piove questo titolo, poi...) ha un ritmo soffocante: due ore e
un quarto che passano in un amen, senza che la tensione cali per un
solo istante. A tal fine è importante, nella prima parte, anche
la musica elettronica "allarmante" di Mike Oldfield.
COSA NON MI HA CONVINTO: verso la fine però Oldfield si occidentalizza
in uno stile melodico un tantino fuori luogo: invece che in Cambogia
ci sembra improvvisamente di essere stati paracadutati sulle colline
irlandesi.
CURIOSITA': purtroppo l'attore cambogiano Haing
S. Ngor è stato ucciso nel 1996, vittima probabilmente di un
tentativo di rapina.
Ho visto Urla del silenzio con l'audio
originale e i sottotitoli in italiano (afflitti da qualche deviazione
di troppo rispetto a una traduzione fedele).
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