VIVERE

TITOLO ORIGINALE Ikiru
ANNO 1951
PAESE Giappone
REGIA Akira Kurosawa
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Takashi Shimura, Nobuo Kaneko, Kyoko Seki, Makoto Kobori
DURATA - FOTOGRAFIA 141' - bianco e nero
PRODUTTORE DVD Mondo TV
Vivere (Ikiru) - Kurosawa

 

 

Vivere (Ikiru) - Kurosawa
Vivere (Ikiru) - Kurosawa
Vivere (Ikiru) - Kurosawa
Vivere (Ikiru) - Kurosawa

 


Punteggio assegnato al film: ***
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): **½
Punteggio Claudio Colombo Cinetop: ****½
Punteggio assegnato da voi: ****½
 Ikiru
(1952) on IMDb

Recensione del 25/10/2006

 

 

Qualità video: appena accettabile. Le scene nella semioscurità sono molto sbiadite e quasi sommerse dai disturbi.
Qualità audio: appena sufficiente.Volume basso nonostante l'enfatizzazione digitale del segnale originale, che aggiunge rumore. La traccia italiana è invece buona, ma come ho già avuto modo di sostenere in altre occasioni, doppiare un film giapponese non ha senso.
Lingue: Giapponese e Italiano 2.0.
Sottotitoli: italiano (trascrizione del doppiaggio italiano). Si possono escludere.
Formato video: 1.33:1  4/3
Extra significativi: schede di testo sul regista e sugli interpreti principali


COSA MI E' PIACIUTO: il divertentissimo inizio è anche consolatorio per quegli italiani che pensano che certe abitudini dei funzionari e dei dipendenti degli uffici pubblici siano una caratteristica esclusivamente nostra. Il tema è poi ripreso con sottile arguzia nell'ultima parte. La costruzione è insolita: il personaggio principale esce di scena dopo un'ora e mezza, e da quel momento si mostrano le tracce che ha lasciato nella comunità in cui ha vissuto, anche attraverso dei flashback. L'ultima parte della sua esistenza, che non ci viene mostrata, è resa nota dal comportamento dei posteri, in modo da illustrarne al contempo gli effetti. Visivamente, abbondano le inquadrature complesse, con giochi di specchi, ricche composizioni scenografiche contrapposte a lunghe inquadrature fisse. C'è una raffinatissima interazione fra rumori, musica e immagini. Suscita tenerezza l'incontro, caratterizzato da una spontanea solidarietà reciproca, fra generazioni distanti, in contrapposizione con le difficoltà nei rapporti fra generazioni consecutive (padre e figlio). Il motore di tutto è nella domanda che il medico pone al suo assistente: "Se sapessi di avere sei mesi di vita, come li spenderesti?". Non è mai troppo tardi per cercare di dare un senso alla propria esistenza.

COSA NON MI HA CONVINTO: il racconto si svolge in due tonalità distinte, una di modo minore e una di modo maggiore. Avverto una certa difficoltà nel modulare da una all'altra, forse perché le peculiarità di ciascuna sono un po' troppo rimarcate, soprattutto la cupezza del registro tragico. La modestia tecnica della presente edizione peraltro penalizza pesantemente le qualità fisiche del film, finendo per condizionarne la fruibilità anche sul piano emotivo.

CURIOSITA': la "Canzone della gondola" ("Gondola no Uta"), leit motiv del film, è una canzone popolare giapponese scritta nel 1915.

Ho visto Vivere in giapponese con i sottotitoli in italiano.


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Nota sulle immagini