COSA MI E' PIACIUTO:
in Sogni d'oro, di Nanni Moretti, c'è un tale che disprezza
"l'ultimo film di Don Siegel" perché è "banale,
zeppo di luoghi comuni". Pochi metri più in là, un
altro tizio dichiara la sua ammirazione per "l'ultimo film di Don
Siegel, tutto giocato sui luoghi comuni". Casablanca è
incontestabilmente costruito su luoghi comuni, non aveva le ambizioni
del capolavoro, ma forse soprattutto grazie al fascino personale di
Bogart e di Ingrid Bergman, gli autori riuscirono a cucire i singoli
elementi col filo giusto e a farne uno dei film più popolari
di ogni tempo. Non è neanche facile etichettarlo, perché
lambisce molti generi, senza abbandonarsi ad alcuno, ma al contempo
senza tradirne alcuno. Definirlo semplicemente un film "d'atmosfera"
mortificherebbe, trascurandole, alcune qualità importanti come
la raffinatezza dei dialoghi, la bravura degli interpreti nel restituire
- ma anche a creare - lo spessore dei personaggi, l'impegno politico
che entra in collisione con le forze dell'amore, la regia dinamica e
scattante, la fotografia fascinosa. Emozionante la scena della Marsigliese,
probabilmente ispirata dall'analoga sequenza ne La
grande illusione.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Casablanca in inglese con i
sottotitoli in italiano (legati al doppiaggio, in cui gli "you"
fra Bogart e la Bergman vengono inopportunamente tradotti come "voi").
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