COSA MI E' PIACIUTO:
la prima mezz'ora va via con un passo lento, ma ogni scena ha un motivo
valido per procedere così lentamente, perché ci suggerisce
qualcosa, o perché semplicemente si lascia gustare per la qualità
dell'invenzione. Quando comincio a chiedermi se riuscirà a tenere
questo ritmo senza far calare la tensione, si trasforma in un film di
atmosfera, sulla falsariga dei noir come Il
grande sonno, e anche con la stessa "cupa brillantezza"
dei dialoghi. Poi comincio a sospettare che sarà così
fino alla fine, e invece arriva il colpo di scena che getta retrospettivamente
una luce inattesa su tutta la vicenda, cambiando i connotati di tutti
i personaggi come un colpo di slot machine. Polanski ha orrore delle
cose imperfette, e anche ciò che a me pare meno coinvolgente
è tuttavia inappuntabile sotto il profilo formale. E poi ha una
passione per i piccoli dettagli ricorrenti ma cangianti secondo la situazione
(il clacson...). Nicholson è convincente fin dall'inizio, mentre
dello stile di recitazione della Dunaway si comprendono i motivi alla
fine. La trama è complessa ma non troppo. La ragione del titolo
è svelata solo nel finale, tanto sgradevole quanto bello. La
musica fa il suo onesto lavoro con qualche guizzo (i bassi del pianoforte
preparato)...
COSA NON MI HA CONVINTO: ... e qualche lieve scivolata nello stereotipo
(il tema romantico). Considerando che il film dura oltre due ore, forse
la fase centrale, che pure non manca di momenti molto suggestivi, poteva
essere maggiormante compressa. Il tema delle connivenze fra mafia e
politica non è trattato in sé con particolare originalità:
il tentativo era quello di rinvigorirlo intrecciandolo alla vicenda
personale. Del tutto riuscito? Non saprei.
CURIOSITA': ci sono ben tre registi fra gli attori
di questo film: Polanski stesso, Nicholson, e John Huston.
Ho visto Chinatown in lingua originale
con i sottotitoli in italiano.
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