DI COSA SI TRATTA: la storia vera di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia lo stesso giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.
COSA MI E' PIACIUTO:
oltre che straordinariamente ben fatto, I cento passi è un film di sempiterna attualità, perché non si riferisce solo a una realtà definita nello spazio (Sicilia) e nel tempo (gli anni '70), ma più in generale al grave vizio storicamente consolidato in noi italiani che è quello del disinteresse verso la cosa pubblica, cui sono collegati, come inevitabili conseguenze, l'accettazione della mafia e della gestione truffaldina e amorale del bene comune. Sotto il profilo artistico, questo film non ha punti deboli, e anzi offre più di una sequenza memorabile, come la passeggiata dei due fratelli fin sotto casa del boss mafioso, che offre il titolo, la colluttazione fra padre e figlio, in cui si adombra il principio che l'osservanza dei precetti (Onora il padre, in questo caso) non può essere brandita come un'arma, il sogno nel bar (che è un incubo perché svela a Peppino la duplice coscienza di chi suo malgrado è cresciuto in un ambiente condizionato dalla mafia), il monologo del padre di Peppino che cammina nella notte senza sapere che si sta offrendo ai suoi carnefici, l'orgoglio della madre di Peppino ai funerali del figlio. Bravissimi tutti gli attori, con una menzione speciale per Burruano. Giordana è una delle memorie storiche di un popolo di smemorati. Se cambieremo almeno un po', dovremo molto a lui e a quelli come lui, e rendere grazie al suo rigore morale e alla sua inappagabile sincerità, qualità che gli consentono di dire anche cose terribili senza dover per questo infierire su nessuno.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
CURIOSITA': il film piacque molto a mio padre, che era un fiero anticomunista, a dimostrazione che in questa storia la fede politica non c'entra nulla, e anzi che l'espressione "fede politica" è un patetico ossimoro.
Ho visto I cento passi in italiano.
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