COSA MI E' PIACIUTO:
avevo molto apprezzato, dei Dardenne, "La promesse"; avevo
amato "Rosetta", film premiato con la Palma d'Oro nel '99
che ho rivisto tantissime volte senza mai stancarmene, anche se la mia
adesione emozionale era stata sulle prime abbastanza cauta. "Le
fils", invece, mi ha colpito subito al cuore, forse perché
attraverso Rosetta mi ero già abituato allo stile dei fratelli
belgi, con quelle riprese con la telecamera a spalla a pochi centimetri
dai protagonisti. E' impossibile non sentirsi coinvolti moralmente,
per come il racconto di "brutale quotidianità" viene
sinistramente illuminato, a un certo punto del film, dalla rivelazione
della verità offerta allo spettatore, che lo costringe, da quel
momento in poi, a "entrare" spiritualmente nella storia. Gourmet,
che ha lavorato con i fratelli Dardenne già ne La promesse e
in Rosetta, è qui grandissimo, e giustamente è stato premiato
a Cannes (il film avrebbe meritato il massimo riconoscimento, e probabilmente
lo avrebbe ottenuto se già non fosse stato assegnato ai Dardenne
per Rosetta, tre anni prima). Suggestivamente, come in Rosetta, non
c'è musica: solo i rumori registrati in presa diretta compongono
la colonna sonora.
COSA NON MI HA CONVINTO: nulla da dichiarare.
Ho visto Il figlio in francese con i
sottotitoli in italiano.
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