COSA MI E' PIACIUTO:
sembra tutto talmente casuale che lo si potrebbe scambiare per un documentario.
Nei dialoghi talvolta le voci si sovrappongono, talaltra cadono dei
silenzi così genuini da imbarazzare perfino lo spettatore. Rohmer,
insomma, traccia una linea, ma poi lascia molto spazio all'improvvisazione,
e il risultato è incantevole. Il personaggio interpretato dalla
bravissima Marie Rivière, che poi è tutto il film, è
magicamente delineato fin dalle prime battute, sicché poi lo
si segue con la più completa partecipazione, perché è
come se questa ragazza la si conoscesse da sempre. I suoi comportamenti
bizzarri, la continua contraddizione fra il rifiuto e la ricerca di
una compagnia, appaiono tanto incomprensibili a coloro che la incontrano
quanto sono chiari allo spettatore. Un dotto ma semplicissimo e trasparente
saggio sulla solitudine.
COSA NON MI HA CONVINTO: è un piccolo film, ma perfetto.
Ho visto Il raggio verde in francese
con sottotitoli (obbligatori) in italiano. I sottotitoli sono un po'
troppo liberi: perché mai tradurre, durante la partita di Scarabeo,
o un gioco del genere, "Teodolite, è uno strumento che si
usa in geodesia", quando nel dialogo francese si parla di "doppio
Axel" e di pattinaggio? E perché scambiare in alcuni passaggi
il tu con il voi e viceversa?
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