DI COSA SI TRATTA: cinque amici piuttosto cresciuti (prossimi o oltre la trentina) passano le loro giornate neghittosamente in una cittadina di provincia, che potrebbe essere paragonata alla Rimini di Fellini.
COSA MI E' PIACIUTO:
I vitelloni ha offerto il termine all'uso comune, anche se recentemente è stato sostituto dal più banale bamboccioni, ma soprattutto ha dato l'avvio alla carriera di Fellini come autentico autore. E' espressione di uno stile personale e inconfondibile, ma è già corroborato da una tecnica narrativa e cinematografica ineccepibile. Si avvale dell'arte di due grandissimi attori del nostro cinema, Alberto Sordi in carne ed ossa, e Nino Manfredi in voce, come doppiatore di Franco Fabrizi, la faccia da schiaffi per eccellenza della commedia italiana. Una vera trama non c'è, trattandosi, più che di un racconto, di una galleria di ritratti. E non sono questi ad essere grotteschi, ma è la loro somma a comporre una realtà mostruosa nella sua normalità. Il "lavoratori" di Sordi, insieme al bagno nella fontana della Ekberg ne La dolce vita, è la sequenza più celebre di tutto il cinema di Fellini.
COSA NON MI HA CONVINTO: c'è sempre in Fellini un certo pressapochismo nella sincronizzazione, qui abnorme nella sequenza dello spettacolo di varietà.
CURIOSITA': la somiglianza di Riccardo Fellini con il fratello Federico è impressionante. Lo si direbbe un gemello a cessione protratta, visto che è nato due anni più tardi.
Ho visto I vitelloni in italiano senza
sottotitoli.
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