COSA MI E' PIACIUTO:
il coefficiente "bordo della sedia" è per me uno dei
parametri principali nel giudicare un film. Il peso di questo coefficiente
sale se il suo valore rimane inalterato col passare delle repliche.
Non credo di dover spiegare di cosa si tratti, ma posso aggiungere che
tale coefficiente si applica anche in negativo, quando al comparire
della parola "Fine" sono già proteso verso il lettore
dvd per aprire il cassetto e porre fine al supplizio. Ovviamente non
è questo il caso. Ma la forza de La finestra sul cortile
non è certo tutta qui. Hitchcock raramente perdeva l'occasione
di scherzare, alla sua maniera, sulle donne e sul cibo. Qui il suo discorso
sulle donne è, al di là della leggerezza, molto più
concreto, anche se non necessariamente condivisibile, e lo sberleffo
finale con Grace Kelly che ripone il libro di avventure per riprendere
la sua amata rivista di moda è da antologia dell'umorismo. E
poi c'è molto altro, sul piano etico: per esempio la ricerca
del confine fra il non ficcare il naso negli affari altrui e il chiudere
tutte le porte (in questo caso le finestre) in faccia al nostro prossimo.
Hitchcock realizza il paradosso perfetto di una storia fatta solo di
tempi morti - dal momento che tutta la storia è vista attraverso
gli occhi di un uomo costretto all'immobilità - in cui non si
ha mai la percezione della stasi. I potenziali eventi, più che
i fatti, si concatenano con la stessa naturale casualità con
cui l'occhio del fotografo infortunato e spione si sposta lentamente
da una finestra all'altra, da una vicenda umana all'altra. Tutto questo
accumulo di potenzialità esplode negli ultimi 10', in cui succede
tutto ciò che sembrava sussistere solo nella mente del protagonista,
e il coefficiente di cui parlavo all'inizio schizza alle stelle, non
solo a causa di ciò che succede, ma anche per come Hitchcock
lo fa succedere. Vedere Stewart che si stropiccia il volto nella disperazione
di non poter aiutare la sua ragazza che si è messa nei guai per
colpa sua, quasi induce noi, guardoni del guardone, a fare altrettanto.
Le musiche sono calate perfettamente nella realtà del cortile,
e provengono quasi esclusivamente dalla scena. Al confronto della luminescenza
di Grace Kelly, i flash del fotografo diventano una pallida balugine.
Il fotografo però è il nostro caro vecchio Jimmy Stewart.
Non ho mai conosciuto nessuno che lo trovasse antipatico, o peggio insignificante.
E' un grandissimo, qui in una delle sue interpretazioni più belle.
COSA NON MI HA CONVINTO: il quasi monologo di Stella (Thelma Ritter)
sul matrimonio è l'unica parte del film che contenga qualche
pallida traccia di convenzionalità, ferma restando la sua funzione
illustrativa di alcuni risvolti morali della vicenda che sta per compiersi.
CURIOSITA': per chi non lo sapesse, Raymond Burr,
il dirimpettaio, non è altri che colui che impersonò per
decenni Perry Mason, il più celebre degli avvocati televisivi.
Ho visto La finestra sul cortile in lingua
originale con i sottotitoli in italiano.
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