DI COSA SI TRATTA: Frédéric è felicemente sposato, con una figlia di due anni e un maschietto in arrivo. Lo va a trovare in ufficio un'amica di vecchia data, ragazza affascinante e turbolenta, che fa vacillare le certezze dell'agiato e tranquillo borghese. E' l'ultimo dei sei "racconti morali" di Rohmer.
COSA MI E' PIACIUTO:
la parte testuale ha la ricchezza di un buon libro, che si può rileggere diverse volte traendone sempre nuovi spunti. Particolarmente ben scritti i monologhi del protagonista recitati dalla voce fuori campo dell'attore che lo interpreta. Vi si teorizza il suo rapporto con l'universo femminile, per poi confrontarlo con le vicende effettivamente vissute. Nel tessuto di apparente normalità che Rohmer costruisce con la consueta efficacia, spunta improvvisamente una buffoneria "alla Godard". Al momento ci si chiede che senso abbia: lo si capisce alla fine, quando il gesto di Frédéric, casualmente ripetuto, farà sì che il significato del titolo del film venga completamente ribaltato rispetto a quello più ovvio che non solo sembrava catalogarlo, ma che instillava nello spettatore il senso d'attesa per l'inevitabile tradimento. Innegabilmente affascinante Zouzou, l'attrice che impersona l'imprevedibile Chloé.
COSA NON MI HA CONVINTO: il rivestimento cinematografico del testo non ne raggiunge la ricchezza, forse anche a causa di una fotografia dimessa. Dalla seconda visione in poi non resta che approfondire l'apprezzamento della scrittura, alla luce del chiarimento finale.
CURIOSITA': Françoise Verlay, la moglie, era (forse lo è ancora) davvero sposata con Bernard Verley. Praticamente questo è stato il suo unico film.
Ho visto L'amore il pomeriggio in francese con
sottotitoli in inglese.
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