COSA MI E' PIACIUTO:
è un film di grande umanità, pur nella sua confezione
fiabesca, e il perché lo spiega molto bene Giulietta Masina in
una frase riportata da Moraldo Rossi nell'intervista: "Se vuoi
capire La strada devi pensare che in ogni personaggio Federico
ha proiettato un aspetto diverso della propria personalità".
Il chiarimento è importante, perché effettivamente può
venire spontaneo pensare che Fellini raccontando di Gelsomina e Zampanò
abbia voluto semplicemente e impudicamente "mettere in piazza"
il suo rapporto con Giulietta Masina. Invece Fellini racconta sé
stesso anche in Gelsomina, e anche nel Matto. La scelta degli attori
è perfetta, e al plauso per l'interpretazione va accomunato Arnoldo
Foà che doppia Anthony Quinn. Grazie alle celebri musiche di
Nino Rota, anche qui come in "Le notti di Cabiria" vi sono
scene che fanno pensare a un balletto (come ad esempio quando Gelsomina,
inseguita a distanza da una bimba, imita la foggia di un albero). Fotografia
magica. In particolare, il mare perfettamente bianco e nero nel finale
sulla spiaggia. Impressionante, soprattutto a causa della sua sobrietà,
la sequenza dell'aggressione di Zampanò al Matto.
COSA NON MI HA CONVINTO: il montaggio e la sincronizzazione del sonoro
risultano in qualche raro caso imperfetti. Il discorso del Matto a Gelsomina
sull'utilità delle cose e delle persone, anziché apparire
semplice come si conviene a una conversazione fra due matti,
mi è piuttosto sembrato semplicistico. Ma è l'unico
dialogo non pienamente convincente in tutto il film.
CURIOSITA': la succitata scena in cui Zampanò
aggredisce il Matto è stata imitata molto efficacemente nel bel
film "La rentrée", scritto e interpretato da Francesco
Salvi.
Ho visto La strada in italiano senza
sottotitoli.
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