COSA MI E' PIACIUTO:
una delle porte d'ingresso obbligate al genere western, perché la procedura non é: "nel vecchio west - sapete com'era, vero? - c'era una volta...", bensì "come ci siamo emancipati dal mondo del Far West, con le sue leggi basate sul diritto del più forte? Ecco una storia che prova a mostrarcelo". Che poi tale emancipazione si sia persa in alcuni luoghi e aspetti della società contemporanea, è un'altra faccenda, però è utile, e inevitabilmente doloroso, confrontare la campagna elettorale che portò all'elezione dell'uomo che uccise Liberty Valance, pur con l'amarezza derivante dal fatto che fu eletto proprio per quella ragione, e quella cui in questi giorni assistiamo attoniti. E' più finta quella che dovrebbe essere reale, rispetto a quella di un film che più che un western è un'opera morale, e che ci ricorda, seppur semplicemente, cosa dovrebbe contare in una democrazia. Ottimi Stewart, Wayne e Vera Miles. Colonna musicale di buona fattura e nient'affatto invadente. Il film è così coinvolgente da render lieve la durata. Vera Miles è deliziosa nella ruvida grazia dei suoi scatti d'impazienza.
COSA NON MI HA CONVINTO: due strani scollamenti di montaggio nella parte iniziale, strasepolti dalla straordinaria invenzione visiva di John Wayne che crea il nero andando verso la camera nella ricostruzione di come si svolsero realmente i fatti.
Ho visto L'uomo che uccise Liberty Valance in lingua
originale con i sottotitoli in italiano.
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