COSA MI E' PIACIUTO:
l'idea, e la scrittura. Il ritmo è molto lento, ma la trama,
pur dilatata, non si straccia mai. L'idea è che in una società
dominata dalla televisione, chiunque rischia di scambiare quello che
vede in tv per la realtà, l'ingenuo giardiniere che non è
mai uscito di casa in vita sua esattamente come il più scafato
dei politici; ma altresì che la semplicità è oggi
una dote tanto rara e ricercata che chi la possiede, anche se è
un povero analfabeta, può essere scambiato per un genio. E se
valgono queste due regole, chiunque può diventare presidente
degli Stati Uniti, come anche la realtà dei nostri giorni dimostra.
La scrittura (Jerzy Kosinski) consente al paradosso di reggersi sulla
fune da cima a fondo senza cadere: qualche rischio lo corre, ma si salva
ricorrendo all'arma dell'umorismo. Chi meglio del geniale Peter Sellers
poteva impugnare quest'arma? Lo assiste brillantemente Shirley MacLaine.
COSA NON MI HA CONVINTO: i titoli di testa sono diluiti lungo i primi
4': troppo. Troppe anche le riprese delle immagini televisive, ed eccessivamente
sfruttata la gag dell'interazione di Chance con la tv.
Ho visto Oltre il giardino in lingua
originale con i sottotitoli in francese.
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