DI COSA SI TRATTA: il trace Spartacus si affranca dalla schiavitù e conduce un esercito di suoi pari alla volta di Roma.
COSA MI E' PIACIUTO:
il tema dell'affrancamento dalla schiavitù condotto dal basso è affrontato con sincerità e tutto sommato con un certo vigore. Kubrick dispensa, anche se con parsimonia, la sua visionarietà soprattutto nelle scene di combattimento e cerca, riuscendoci solo in parte, di dare un taglio personale alle sequenze che riguardano il privato di Spartacus e la sua storia d'amore con Varinia. Perfettamente riusciti i personaggi di Gracchus (Charles Laughton) e di Batiatus, soprattutto il secondo, interpretato con deliziosa ironia da Peter Ustinov che ne fa un Mino Raiola ante-litteram. Lo sceneggiatore Dalton Trumbo evita i tipici toni pomposi e ingessati che ammorbano pressoché tutti gli altri film americani di questo genere, proiettando la vicenda politica in una chiave più moderna, o meglio acronica. Le scene più emozionanti sono a mio modo di sentire il primo e l'ultimo incontro fra Spartacus e Varinia, ovvero l'amore malinteso e l'amore che supera la morte.
COSA NON MI HA CONVINTO: nonostante tutto resta un gran polpettone. Troppo lungo, inutilmente esibizionistico, a cominciare da Kirk Douglas, che avendoci messo i soldi voleva in cambio risultare ad ogni costo la primissima donna in un consesso di attoroni; nella seconda parte diventa anche verboso. Nessuna scena è stata girata in Italia, e questo potrebbe anche risultare accettabile, se non fosse per la marcia verso Roma attraverso la Death Valley, e per i molti fondali dipinti. Eh no, suvvia, in un kolossal di questa portata i fondali dipinti non si possono tollerare: avete fatto 30, e fate 31, no? Ma alla base di tutti i problemi ci fu il litigio fra Douglas e Anthony Mann, che era il regista designato. Il copione di Dalton Trumbo (E Johnny prese il fucile) non è malvagio, ma Kubrick, per la prima e ultima volta alle prese con un testo non suo, non seppe o forse più probabilmente non volle mancare di rispetto in nessun modo all'autore e al produttore, e si percepisce benissimo, lungo tutto il film, che non affonda mai i colpi. La colonna sonora è insignificante. Evidentemente Kubrick non aveva messo becco neanche su quella. Infine, lo ammetto: a me vedere e sentire degli antichi romani che parlano in inglese americano e si muovono come americani ad un party fa sempre uno strano effetto.
CURIOSITA': è soprattutto attraverso questo film che si capisce come Kirk Douglas e Buzz Lightyear siano la stessa persona, soltanto vestita in due modi diversi.
Ho visto Spartacus in inglese
con sottotitoli in italiano.
Questo film su Amazon.it
Stanley Kubrick su Amazon.it