COSA MI E' PIACIUTO:
la storia è coinvolgente, i personaggi sono abbastanza insoliti,
soprattutto lei, Carla, che è sorda e sa leggere sulle labbra
(da qui il titolo). Lo stile di regia ricorda quello dei fratelli Dardenne
(e guarda caso anche qui c'è Olivier Gourmet), con immagini ravvicinate
riprese febbrilmente da una camera irrequieta, ma in modo assai ben
studiato. Elemento quest'ultimo che fa la differenza fra il gettare
fumo negli occhi dello spettatore e il dargli le chiavi emotive del
racconto. Studiatissimo anche il sonoro, che vista la peculiarità
del personaggio di Carla diventa un ingrediente essenziale per la buona
riuscita del film. Cassel è il solito ruvidone simpatico, la
Devos, che avevo già apprezzato moltissimo in Aïe,
ove tuttavia il suo ruolo non aveva la stessa rilevanza che ha qui,
è eccezionale: ha una mimica affatto particolare, ed è
stupefacente come riesca a cambiare registro di colpo anche più
volte nel corso dello stesso dialogo, senza dar mai l'impressione di
recitare. Che in fondo si trattasse di una storia sentimentale, nonostante
la veste inconsueta, lo si era capito fin dall'inizio, quando Carla
va all'ufficio di collocamento per cercare un aiutante e chiede che
sia un uomo, ma non si nota mai lo sforzo di legare la trama tipica
del noir alla vicenda personale dei due protagonisti. Gli americani
avrebbero aperto delle oasi, contrassegnate da ondate di violini che
vibrano all'impazzata, per dire a tutti: ecco adesso si guardano, e
si baciano, e se non lo fanno adesso lo faranno più tardi, alla
prossima bordata di archi ancora più turgidi, quando magari finiranno
direttamente a letto e il loro amplesso sarà mostrato da 18 diverse
angolazioni, con discrezione ma mica troppo, altrimenti la gente cambia
canale, e poi chi lo dice agli sponsor?
COSA NON MI HA CONVINTO: la vicenda di Masson mi sembra piuttosto slegata
dal resto, ma sono altresì convinto che mi sia sfuggito qualcosa.
Ho visto Sulle mie labbra in francese
con i sottotitoli obbligatori in italiano.
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