COSA MI E' PIACIUTO:
udendo i rantoli di John Merrick, provocati dalla sua bronchite cronica,
pensavo a Farouk, il carlino di mia sorella. Anche Farouk respira con
fatica, come tutti i cani della sua razza, non è in grado di
parlare, ma solo per una limitazione fisica, non certo perché
non saprebbe cosa dire, cultore delle belle arti (nel suo caso la gastronomia),
buono, intelligente, generoso. Il mio è un modo un po' sghangherato
per affermare che i valori della vita non procedono in parallelo con
i capricci della materia, ed è ciò che David Lynch illustra
splendidamente in questo film, in cui l'aspirazione alla normalità
è espressa semplicemente attraverso l'immagine "umile"
di una persona che dorme pacificamente con la testa appoggiata sul cuscino.
L'opera vanta peraltro una rigogliosa fotografia in bianco e nero, alcune
notevoli interpretazioni, anche fra i deuteragonisti, e offre momenti
di viva emozione, soprattutto quando Lynch non cede al suo istinto che
lo porta a esagerare...
COSA NON MI HA CONVINTO: ... cosa che non sempre gli riesce. Per esempio
l'orrendo festino prima del rapimento di Merrick è veramente
di cattivo gusto. L'interpretazione di Freddie Jones (il "proprietario"
dell'Uomo Elefante) è talmente sopra le righe da uscire dallo
schermo. Fiacca la scena in teatro, tanto quanto era forte il precedente
duetto fra Merrick e l'attrice (Anne Bancroft) nella stanza d'ospedale.
Il clima di angosciosa attesa che si vive nella fase iniziale della
prima visione del film, va inevitabilmente in gran parte perduto nelle
visioni ulteriori, ma la commozione suscitata dal finale resta intatta.
Ho visto The Elephant Man in inglese
con i sottotitoli in italiano.
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