DI COSA SI TRATTA: la francese Véronique e la polacca Weronika sono due ragazze dalle identiche sembianze e passioni. Non si conoscono, ma oscuramente ciascuna intuisce l'esistenza dell'altra.
COSA MI E' PIACIUTO:
provare ad analizzare una creatura bella e delicata come una medusa qual è La doppia vita di Veronica significherebbe sciuparla, annientarla. Non è un film da capire, ma da sentire, annettendolo al regno delle proprie emozioni senza obiettare. Gli ingredienti di questa magia sono un'attrice, Irène Jacob, che è un miracolo di bellezza, e che fu premiata quell'anno a Cannes, in attesa di replicare il proprio successo e quello di Kieslowski tre anni più tardi con Film rosso; un regista che ad ogni sequenza inventa un nuovo incantesimo, mischiando continuamente le carte per allontanare la minaccia della logica; la musica del fedelissimo Zbigniew Preisner che funge da collante fra le due metà della storia; una fotografia (Slawomir Idziak) che stordisce. Il co-sceneggiatore è l'inseparabile Krzysztof Piesiewicz, che già aveva collaborato a Dekalog. All'epoca Kieslowski fu accusato da alcuni critici di aver fatto un film "alla Kieslowski", cioè di essersi innamorato della propria maniera. E quindi? Se io fossi nato Mozart, non mi sarei affannato nel tentativo di imitare Salieri.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto La doppia vita di Veronica con l'audio originale (francese e polacco) e i sottotitoli in italiano.
Questo film su Amazon.it