COSA MI E' PIACIUTO:
Ingrid Bergman si ribella a tratti perfino con successo all'impostazione
ostentatamente antiretorica voluta da Rossellini.
COSA NON MI HA CONVINTO: l'inverosimiglianza regna sovrana. La descrizione
ambientale si risolve in un documentario turistico, che visto oggi appare
tragicamente datato e privo d'interesse. E la storia della coppia inglese
alle prese con una crisi matrimoniale rappresentata con lo spessore
di una soap opera dei giorni nostri sembra ritagliata come una figurina
su fondali di cartone. I monologhi della Bergman in macchina sono terribili,
così come la lignea recitazione di George Sanders. Il collage
di canzoni napoletane sciorinate a caso, e collegate fra loro da inserti
originali né belli né aderenti alle immagini, completa
un quadro che mi ha lasciato di sale, soprattutto dopo aver letto che
il film piacque enormemente a registi della statura di Rivette, Godard
e Truffaut. I napoletani ne escono come gente che non fa altro che cantare,
figliare e... parlare inglese.
CURIOSITA': nei sottotitoli francesi il "you"
è tradotto costantemente con il "vous" nei dialoghi
fra marito e moglie. Nel doppiaggio italiano i due si danno invece regolarmente
del tu.
Ho visto Viaggio in Italia ascoltando
la traccia audio inglese (gli attori in realtà recitano in inglese,
anche se non in presa diretta), con i sottotitoli in francese.
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