COSA MI E' PIACIUTO:
da una parte il film racconta un ambiente specifico, quello di Hollywood,
nell'interpretazione di artisti perfettamente calati nella parte, al
punto che si può dire che ciascuno porti un proprio contributo
autobiografico. Wilder racconta i suoi esordi difficili di sceneggiatore,
Holden attraversava un periodo oscuro della sua carriera, Gloria Swanson
era davvero una diva del cinema muto che aveva smesso di recitare con
l'avvento del sonoro, Erich von Stroheim era davvero un grande regista
la cui carriera si era insabbiata alla fine degli anni '20, gli attori
che giocano a carte, fra cui Buster Keaton, erano proprio, purtroppo,
e a dispetto - almeno nel caso di Keaton - del genio, un museo delle
cere. Nancy Olson era veramente una giovane attrice alla ricerca del
successo. Da una parte. Dall'altra, mi sembra evidente il parallelo
tra questo mondo ristretto e l'intera società americana, animata
da un forte spirito di competitività individuale capace di far
ignorare qualsiasi regola morale quando l'obbiettivo primario diventa
il successo personale. Sceneggiatura ferrea (Wilder non tollerava la
minima variazione rispetto al copione), splendida fotografia, attori
perfetti (la Swanson si comporta come un'eroina del cinema muto, contrastando
grottescamente con la compostezza di Holden, von Stroheim si muove come
un regista che deve tenere costantemente tutto sotto controllo). Se
non fosse un film così perfettamente nero, sarebbe divertentissimo.
Mi chiedo come potesse essere tollerata, dal pubblico di allora, tanta
sgradevolezza. Le scene più memorabili sono la prima e l'ultima
(come giocare al meglio le proprie carte...).
COSA NON MI HA CONVINTO: qualche occasionale, pressoché irrilevante
traccia di cliché nella sceneggiatura della primissima parte.
CURIOSITA': come si apprende dal documentario,
il folgorante inizio di Viale del tramonto che tutti conoscono
e ricordano, non è quello originale. Nella prima versione il
cadavere del personaggio interpretato da Holden giaceva su un lettino
dell'obitorio e conversava con i vicini di posto. Il pubblico dell'anteprima
scoppiò in grandi risate, e Wilder, disperato, dovette girare
daccapo la prima scena. Nel documentario viene letta la sceneggiatura
della scena originale, e poi Nancy Olson afferma che a leggerla sembrava
una scena terribile, e quindi perfettamente funzionale (e anche a me
ha dato la stessa impressione), ma purtroppo, una volta realizzata in
immagini, faceva ridere.
Ho visto Viale del tramonto in inglese
con sottotitoli in italiano. La traduzione non di rado banalizza l'originale
brillantezza dello smalto wilderiano.
Questo film su Amazon.it
Billy Wilder su Amazon.it