COSA MI E' PIACIUTO: un film sul Brasile e per
il Brasile. Così lo presenta Walter Salles, e secondo me Central
do Brasil descrive l'anima di questo grande paese meglio di qualunque
altro documento, almeno per chi, come me, non c'è mai stato.
Il simbolo più evidente è l'immagine di Dora (la meravigliosa
Fernanda Montenegro) che piange e ride nello stesso momento, perché
ha perso qualcosa, ma ha ritrovato la speranza, e sente di aver imparato,
attraverso l'amicizia con un bambino, ad affrontare la vita con uno
spirito nuovo. E' la storia del viaggio di un'anima alla ricerca di
sé stessa, e al tempo stesso del viaggio nell'anima di un popolo.
Il bambino che cerca di ritrovare suo padre è solo una proiezione
concreta di questa missione, il cui punto d'arrivo (Dora travolta dalle
emozioni mentre scrive una lettera a Josuè) è la completa
trasfigurazione del punto di partenza (il volto impassibile di Dora
che scrive lettere a pagamento nella stazione ferroviaria di Rio). Bravissimo
il piccolo Vinicius. Magnifica la fotografia. Lo stile di Salles abbraccia
l'iconografia classica dei documentari (i clienti di Dora, la festa
religiosa, le donne che cantano sull'autocarro, i treni, le case), e
quella altrettanto tradizionale del film drammatico con uguale efficacia
e padronanza. Central do Brasil è una di quelle esperienze
che lasciano dentro una strana e indefinibile nostalgia di qualcosa
che non si conosce.
COSA NON MI HA CONVINTO: colonna sonora un po'
macchinosa e ridondante nella prima parte, a Rio, ma che poi si fa molto
più asciutta.
CURIOSITA': questo film era in competizione diretta
con La vita è bella per
l'Oscar come miglior film straniero. Vinse Benigni, e da allora smisi
completamente di interessarmi agli esiti di quella manifestazione.
Ho visto Central do Brasil con l'audio
originale e i sottotitoli, obbligatori, in italiano.
Lo vidi al cinema quando uscì, e ricordo che il doppiaggio italiano
non era malvagio. Ma avendo a disposizione l'audio originale, non ha
senso non farvi ricorso.
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