COSA MI E' PIACIUTO:
è un documento molto crudo, se non crudele, sul mondo della tossicopendenza,
che quando uscì fece scalpore, e impressionò molto anche
me, dal momento che fino ad allora avevo del problema una conoscenza
molto marginale. Il libro da cui è tratto il film era piuttosto
noto in Germania, ma ha cominciato a circolare da noi solo dopo il successo
conseguito dalla trasposizione cinematografica, cui va pertanto riconosciuto
il merito di aver svolto un'importante opera di informazione. Molto
brava, a mio parere, l'attrice protagonista, che come tutti i compagni
di lavoro era alla sua prima esperienza di recitazione (i ragazzi furono
reclutati nelle scuole di Berlino). Pur avendo perso, a 23 anni di distanza,
parte della sua forza d'urto, la storia mi ha ancora oggi mosso a sincera
compassione verso questa fragile ragazzina travolta dalla marea.
COSA NON MI HA CONVINTO: la regia, quando non indugia quasi morbosamente
sui dettagli, è abbastanza efficace, ma la debolezza del film
sta nella scrittura. La fonte è il libro basato su una lunga
intervista a Christiane F., ma la traduzione in racconto per il cinema
è a mio avviso riuscita maluccio. Ci sono frammenti di dialogo
degni di un fotoromanzo, perché nell'operazione di collage di
frasi probabilmente ricorrenti nel libro (non l'ho letto, debbo ammetterlo)
gli autori hanno sbagliato mira, collocandole in momenti poco adatti.
Se poi intendevano sottolineare le colpe della famiglia di Christiane,
hanno addirittura bucato il foglio: la madre è talmente distante
da scomparire del tutto (dopo la scena in cui trova la figlia nel bagno
cosa fa, va a vivere su un altro pianeta? E a scuola, Christiane ci
va mai? E se ci va, nessuno si accorge che ha dei problemi seri?). L'attore
coprotagonista non è assolutamente all'altezza della sua compagna
di... viaggi: sembra quasi voler convincere tutti di non essere un attore
professionista. Se il suo intento era davvero questo, ci è riuscito
benissimo, perché a differenza di Natja Brunckhorst, in seguito
non ha più recitato. Troppo lunga la sequenza del concerto di
David Bowie, e in generale il film poteva essere un po' più breve.
Un consiglio: volete passare una serata in allegria?
Considerate la visione di questo film come l'ultimissima scelta.
Ho visto Christiane F. in tedesco con
i sottotitoli (obbligatori, ma per quanto mi riguarda indispensabili)
in italiano.
AGGIORNAMENTO (11/8/2008) : è notizia di questi giorni che Christiane Vera Felscherinow, la protagonista della vicenda narrata in questo film, nonché autrice del libro da cui il film è stato tratto, è ricaduta nella dipendenza dall'eroina. Conseguentemente le è stato sottratto il figlio di 11 anni, la cui tutela è stata affidata a un istituto.
Questo film su Amazon.it
Il libro su Amazon.it