COSA MI E' PIACIUTO:
rispetto al primo episodio, il punto di osservazione si sposta più
lontano, in senso spaziale e in senso temporale. In senso spaziale la
"famiglia" è vista in un ambito più vasto, e
l'interazione con gli altri poteri forti è qui descritta e non
solo accennata come nel primo film. In senso temporale la narrazione
viene spezzata in due periodi diversi, che vengono accostati e procedono
alternati lungo tutto il film. Le due operazioni contribuiscono a farci
capire qualcosa di più su come certe regole di comportamento
si sono affermate e sedimentate. Gli attori già presenti nel
primo film si confermano su altissimi livelli. Del primo Padrino
manca invece la continuità di tensione, ma con una notevole eccezione:
l'attenzione puntata su Fredo. Fino all'epilogo non si sa se Michael
lo risparmierà in nome del legame famigliare, o se lo condannerà
per nutrire il proprio senso dell'onore. Molto bella anche la lezione
di storia, in cui si propone il parallelo fra l'Impero Romano e i moderni
imperi del crimine.
COSA NON MI HA CONVINTO: peccato che non ci sia più Marlon Brando.
De Niro, che io non amo particolarmente, sembra fare l'imitazione di
Vito Corleone in versione giovanile, non riesce mai a convincermi che
si tratti dello stesso personaggio. Si sforza molto per riuscirci, e
ciò non fa che peggiorare gli esiti. Il suo dialetto siciliano
poi non è quello di uno che l'ha dimenticato, come la situazione
imporrebbe, ma di chi non l'ha imparato abbastanza bene per darcela
ad intendere. La semplicità che aveva regalato a Il
padrino un enorme successo di pubblico qui va un po' persa,
e parte dell'adesione emotiva se ne va nello sforzo di comprendere il
significato, diretto e indiretto, di ogni passaggio. E' un film che
certamente si gioverebbe dell'esser visto più volte, ma il fatto
che duri tre ore e un quarto non è incoraggiante in tal senso.
Ho visto Il padrino parte seconda in
inglese con i sottotitoli in italiano.
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