COSA MI E' PIACIUTO:
vi sono le immagini più belle che io abbia mai visto in un documentario:
uno spettacolo soggiogante. Gli uccelli vengono rispettati in tutto
e per tutto: non vengono disturbati fisicamente, e non vengono mostrate
fino in fondo le tragedie che li colpiscono. Quindi niente sanguinolenti
banchetti ai quali ci hanno abituato i più comuni documentari
zoologici che vediamo in televisione, niente accoppiamenti (ma solo
tenerissime "limonate" col simpatico ticchettare dei becchi).
Si vedono cose terribili, ma il narratore volge sempre lo sguardo altrove
al momento giusto. Il narratore è Jacques Perrin, che dopo aver
solo prodotto Microcosmos, qui
si è occupato anche della regia, con squisita sensibilità.
Il montaggio è esemplare (ha vinto un César), sia per
l'accostamento delle situazioni, che per gli improvvisi cambiamenti
cromatici (il passaggio dalle immagini acquatiche a quelle desertiche,
dal blu al giallo, verso la fine del film, è un numero di magia
che lascia a bocca aperta). La domanda "ma come avranno fatto"
affiora costantemente. Beh, il film è costato una cifra vertiginosa,
e le riprese son durate ben 4 anni, ecco come hanno fatto. La scena
più straziante è quella della trenodia intonata dai pinguini
per il loro pulcino ucciso da un predatore sotto i loro occhi (anche
qui, però, pudicamente, non si indugia). Gli spunti umoristici,
senza mai mancare di rispetto agli animali, sono numerosi. Molto bella
l'idea di far terminare il film, simbolicamente, nello stesso luogo
dov'era cominciato. Lo rivedrei volentieri con un cacciatore, per poi
provare a togliermi qualche curiosità.
COSA NON MI HA CONVINTO: la musica. I compositori sono due, con un terzo
di supporto. Mi pare che siano gli stessi di Microcosmos, o
quantomeno lo stile è il medesimo. "E... che stile?"
chiederebbe a questo punto Campanini a Walter Chiari nello sketch del
Sarchiapone. Mah, uno stile neo, neo, neo-qualcosa che non riesco neppure
a definire (né voglio tediare il lettore con annotazioni tecniche).
Neo e basta: è l'unico neo di un film meraviglioso, ecco. Hanno
anche coinvolto delle cantanti bulgare: c'è infatti il Quartetto
Bulgarka, di cui trovate un cenno nella pagina che ho dedicato ai Canti
bulgari.
Ho visto Il popolo migratore con l'audio
originale francese.
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