COSA MI E' PIACIUTO:
la personalità nella regia di Orson Welles, e la sua prova come
attore. La scelta del punto di ripresa è spesso destabilizzante,
e il montaggio asseconda lo spaesamento facendo correre il film come
su piani inclinati da una scena all'altra, e l'inseguimento finale di
Charlton Heston con l'apparecchio ricevente sembra riassumere visivamente
con un solo tratto la strategia narrativa di tutto il film. Paradossalmente,
tuttavia, la sequenza più celebrata è quella iniziale:
un lunghissimo, magistrale piano-sequenza che fa subito restare col
fiato sospeso. Non so se sia stata una scelta di Welles o dell'autore
del restauro, ma la contrapposizione fra la musica ossessiva che accompagna
la scena dell'omicidio nell'hotel (da batticuore) e il silenzio del
finale è di grande effetto.
COSA NON MI HA CONVINTO: se ho ammirato molto la regia, non altrettanto
posso dire della scrittura. La storia è troppo macchinosa per
i miei gusti, e a parte Quinlan, gli altri personaggi sembrano lì
soltanto per offrire materiale da plasmare su un piano puramente visuale.
So che L'infernale Quinlan è considerato oggi un film
di culto, ma non so quanto abbia contribuito al suo recente successo
l'ebbrezza del ripristino del progetto originale di Welles secondo le
sue indicazioni. La Dietrich non c'entra nulla, e Charlton Heston sembra
messicano nella medesima misura in cui la Gioconda di Leonardo ricorda
il profilo di un trinciapolli.
CURIOSITA': ma Janet Leigh, di cui ho apprezzato
l'interpretazione, nonché l'indiscutibile fascino, doveva proprio
finire sempre in certi strani motel? Dennis Weaver, strambo (fin troppo)
portiere di notte, sarà qualche anno più tardi l'interprete
pressoché unico del film tv Duel,
di Spielberg, altro cult-movie. Che porti fortuna?
Ho visto L'infernale Quinlan in lingua
originale con i sottotitoli in italiano.
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