COSA MI E' PIACIUTO:
nel trittico del viaggio di Salvatores, completato da Turné
e Mediterraneo, a me questo
sembra il film al contempo più inverosimile e più sincero.
Inverosimile nella trama, sincero nello spirito. Il senso dell'avventura
si percepisce fortemente e fa venir voglia di pensare ad un nuovo viaggio,
non necessariamente nel deserto. Anche il tema dell'amicizia che travalica
le distanze spaziali e temporali è trattato con molta umanità.
Numerose le battute e le situazioni da ricordare. Bravissimi tutti gli
attori. Il francese molto italianizzato di Diego Abatantuono è
passato alla storia. Una finezza di scrittura (l'ottima sceneggiatura
è firmata da Monteleone, Mazzacurati e Cantarello): quando vedono
l'acqua e scattano con le loro bici scassate, uno di loro (credo Cederna)
urla: "Scatto, Bitossi, Baronchelli..." Bitossi e Baronchelli
erano corridori dell'epoca in cui i quattro amici erano sempre assieme,
più di dieci anni prima. "Ma ci pensate" dice Bentivoglio
poco più tardi "noi saremo gli ultimi ad avere ricordi in
bianco e nero". Però c'è spazio anche per l'attualità
sportiva, durante la partita di calcio per la riconquista dell'"accrocchio":
Abatantuono fa un riferimento a Osvaldo Bagnoli, e paragona la ragazza
spagnola che para un rigore a Zubizarreta. C'è un momento in
cui Abatantuono mi ha fatto pensare a una celebre sequenza de Il
vigile, quella in cui Alberto Sordi (il vigile Otello Celletti)
guarda la televisione al bar, e Sylva Koscina, che partecipa a una trasmissione
con Mario Riva, gli dedica un saluto in diretta. Eccellente fotografia,
non solo nella parte girata nel deserto - situazione vincente di per
sé.
COSA NON MI HA CONVINTO: le musiche, a parte quelle famose di Dalla
e De Gregori, non che siano inadatte, ma non mi piacciono granché.
Ho visto Marrakech Express in italiano.
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