DI COSA SI TRATTA: primo lungometraggio a colori del cinema italiano, raccoglie alcuni dei più famosi sketch di Totò.
COSA MI E' PIACIUTO: è un Totò al massimo del suo splendore che mette in mostra una delle sue più straordinarie capacità: quella di improvvisatore. Non c'è, palesemente, copione. Totò segue dei canovacci ripresi dal suo repertorio teatrale, e li arricchisce con ogni genere di trovate. L'episodio più celebre e più esilarante è quello del vagone letto, in cui ha a che fare con l'onorevole Trombetta. Ma il più raffinato da un punto di vista cinematografico, e il meglio affrancato dalla matrice teatrale, è quello di Totò a Capri, in cui Franca Valeri si esibisce nel suo notissimo e irresistibile personaggio della "signorina snob" e omaggia l'approdo al colore usando un telefono verde intonato con la lunga sottana. La gestualità del direttore Scannagatti non è solo divertente in sé, ma lo è anche per la sua adesione semantica, seppur in chiave di parodia, alla musica che sta dirigendo.
COSA NON MI HA CONVINTO: gli attori non protagonisti non sono tutti pienamente all'altezza. Steno non aveva bisogno di guidare Totò, come dichiarò all'epoca, e aveva ragione, ma gli altri non erano Totò. Anche per sostenere un ruolo di spalla ci vogliono raziocinio e talento. Si osservi ad esempio il bravissimo Mario Castellani (l'on. Trombetta).
CURIOSITA': utilizzando pellicole Ferraniacolor dalla sensibilità di 6 ASA, era necessario sparare sulla scena, a brevissima distanza dagli attori, luci potentissime. Immaginate il calvario.
Ho visto Totò a colori in
italiano.
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