COSA MI E' PIACIUTO:
in qualità di fiero sostenitore della cosiddetta "mobilità
sostenibile", considero Trafic la mia bandiera. La "civiltà
dell'automobile" - ossimoro mostruoso quant'altri mai - viene mostrata
da Tati, sorridendo ma senza pietà alcuna, per quello che è:
una colossale, drammatica farsa, la completa sconfitta della logica.
Gli automobilisti, a bordo delle loro assurde proprietà private
semovibili su suolo pubblico, non sono poi tanto diversi dai cani che
si ringhiano sul muso attraverso i finestrini. Nel meraviglioso finale,
un'interminabile distesa di automobili giace perfettamente immobile
sotto la pioggia, vittima di una paralisi totale. E' probabilmente lo
scenario cui aspirano gli amministratori della città di Milano,
con il loro progetto di 9500 posti macchina nel nuovo complesso che
deve sorgere nell'area dell'ex-fiera campionaria. E quando quelle 9500
auto, nelle ore di punta, dovranno muoversi? Come faranno? Ma allora,
la Stazione Bullona è stata spostata
lì solo per far dispetto ai milanesi? Tornando a bomba, Tati
aveva anticipato questi temi nel finale del suo film precedente, Playtime,
mostrandoci una ridicola giostra composta da automobili bloccate in
un ingorgo su una rotonda. Il progettista Hulot aveva concepito una
vettura che fosse al servizio delle persone, anziché il contrario:
naturalmente viene licenziato dal suo principale, proprio mentre la
gente si accalca attorno alla sua creatura, a fiera ormai conclusa.
Si ride molto: come sempre le gags non sono di natura verbale, ma si
giovano molto dei rumori, che aiutano a individuare nei classici campi
lunghi gli elementi da cui sta per germinare qualcosa.
COSA NON MI HA CONVINTO: nulla da segnalare.
Colgo l'occasione per ringraziare mio padre, che
nel 1971 mi portò al cinema a vedere questo film, facendomi innamorare
di Tati fin da bambino. E riguardo al discorso sull'automobile, vi segnalo
il sito web di Paolo
Bonavoglia, e anche il libro di Guido Viale "Tutti in taxi",
edito da Feltrinelli.
Ho visto Monsieur Hulot nel caos del traffico
nella versione originale (in cui si parla francese, ma anche olandese,
fiammingo, inglese...) senza sottotitoli.
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